Gli erbaggi, purché non se ne abusi,
sono un elemento di igiene nella cucina. Diluiscono il sangue, e, amalgamati alla carne,
rendono questa meno nauseabonda; ma il più o meno uso dei medesimi, in un paese
qualsiasi, dipende in gran parte dal clima.
376. ZUCCHINI COL REGAMO
Il regamo (Origanum volgare) è il seme
odoroso di una pianticella selvatica della famiglia delle labiate.
Prendete zucchini lunghi, non a piccola
quantità perché scemano molto, e tagliateli a fette rotonde della grossezza di uno
scudo. Mettete al fuoco una sauté o una teglia di rame con olio a buona misura e quando
comincia a bollire gettateci gli zucchini così naturali e, a fuoco ardente, rimuoveteli
spesso. Conditeli a mezza cottura con sale e pepe e quando accennano a rosolare spargeteci
sopra un buon pizzico di regamo e levateli subito colla mestola forata. Potranno servirsi
soli o per contorno e piaceranno.
Il regamo si presta a rendere odorose
anche altre vivande, come i funghi in umido, le uova nel tegame. le acciughe, ecc.
377.
ZUCCHINI RIPIENI
Gli zucchini per farli ripieni si possono
tagliare o a metà per il lungo, o a metà per traverso, o anche lasciarli interi. Io
preferisco quest'ultimo modo come più elegante e perché gli zucchini fanno di sé bella
mostra. Comunque sia, vanno vuotati per far posto al ripieno. Per vuotarli interi meglio
è il servirsi di un cannello di latta che si fa passare dal basso all'alto; ma se per la
maggior grossezza dello zucchino, il vuoto non paresse grande a sufficienza, allargatelo
con un coltellino sottile.
Per fare il ripieno prendete del magro di
vitella di latte, tagliatelo a pezzi e mettetelo al fuoco in una cazzaruola con un
battutino di cipolla, prezzemolo, sedano, carota, un poco di carnesecca tagliata a
pezzettini, un poco d'olio, sale e pepe. Rivoltatela di frequente coi mestolo e quando la
carne avrà tirato tutto l'umido e preso colore, versate un ramaiolino d'acqua; dopo che
avrà tirato anche questa, versatene un altro e dopo poco un altro ancora, per finire di
cuocerla, avvertendo che vi resti del sugo. Allora questo passatelo e lasciatelo in
disparte.
Tritate la carne asciutta ben fine colla
lunetta, e con un uovo, un poco di parmigiano grattato, una midolla di pane bollita nel
brodo o nel latte e l'odore delle spezie, fate tutto un composto e servitevene per
ripieno. Preparati così gli zucchini, metteteli a soffriggere nel burro cui farete prima
prendere il color nocciuola e per ultimo tirateli a cottura col sugo già messo da parte.
Gli zucchini si possono riempire anche
col composto del n. 347 e mancandovi il sugo di carne potete cuocerli o col solo burro o
con burro e salsa di pomodoro n. 125.
378. ZUCCHINI RIPIENI DI MAGRO
Preparateli come i precedenti e
riempiteli con un composto fatto con tonno sott'olio tritato fine colla lunetta ed intriso
con uova, un pizzico di parmigiano e un poco di quel midollo levato dagli zucchini,
l'odore delle spezie, una presa di pepe e punto sale. Metteteli a cuocere nel burro quando
questo avrà preso il color nocciuola e aggraziateli colla salsa di pomodoro n. 125. Se li
farete con attenzione vi riusciranno tanto buoni da non credersi.
379. FAGIUOLINI E ZUCCHINE ALLA SAUTÉ
Questi erbaggi così cucinati servono per
lo più di contorno. ora la così detta cucina fine ha ridotto l'uso dei condimenti a una
grande semplicità. Sarà più igienica, se vogliamo, e lo stomaco si sentirà più
leggiero; ma il gusto ne scapita alquanto e viene a mancare quel certo stimolo che a molte
persone è necessario per eccitare la digestione. Qui siamo in questo caso. Se trattasi di
fagiuolini lessateli a metà, se di zucchini lasciateli crudi tagliati a spicchi o a
tocchetti, metteteli a soffriggere nel burro quando questo, bollendo, avrà preso il color
nocciuola. Per condimento mettete soltanto sale e pepe in poca quantità.
Se dopo cotti in questa maniera vi
aggiungerete un poco di sugo di carne oppure un poco della salsa di pomodoro n. 125 non
sarete più nelle regole della cucina forestiera o moderna; ma sentirete, a mio parere, un
gusto migliore e lo stomaco resterà più soddisfatto. Se il sugo di carne o la salsa di
pomodoro vi mancano, spolverizzateli almeno di parmigiano quando li ritirate dal fuoco.
380. FAGIUOLINI IN SALSA D'UOVO
Prendete grammi 300 circa di fagiuolini
in erba, togliete loro le due punte e il filo e poi, come dicono i cuochi in gergo
francioso, imbianchiteli, cioè date loro mezza cottura in acqua alquanto salata. Levateli
asciutti, tagliateli in tre pezzi e tirateli a sapore col burro, sale e pepe. Frullate in
un pentolo un rosso d'uovo con un cucchiaino di farina e il sugo di un quarto di limone,
allungate il miscuglio con un ramaiuolo di brodo ghiaccio digrassato e ponete questo
liquido al fuoco in una cazzarolina girando sempre il mestolo e quando, per la cottura,
sarà divenuto come una crema scorrevole, versatelo sui fagiuolini: tenete questi ancora
un poco sul fuoco perché la salsa s'incorpori e serviteli per contorno al lesso.
Per far prendere ai fagiuolini e agli
zucchini un bel verde, gettate nell'acqua, quando bolle, oltre al sale, un cucchiaino di
soda.
381. FAGIUOLINI COLLA BALSAMELLA
Lessate i fagiuolini in modo che
(mediante un cucchiaino di soda) restino ben verdi. Poi soffriggeteli nel burro, ma
leggermente onde non perdano il bel colore e conditeli con sale e pepe. Versateci sopra
una balsamella scorrevole, ma non troppo copiosa, fatta con panna, burro e farina, e
mandateli in tavola con un contorno di pane fritto tagliato a mandorle. Possono servire
per tramesso in un pranzo.
382. FAGIUOLINI CON L'ODORE DI VAINIGLIA
Ponete i fagiuolini in molle nell'acqua
fresca e se sono teneri metteteli crudi e interi, senza sgrondarli troppo, in umido, nel
seguente modo.
Fate un soffritto con olio, uno scalogno,
prezzemolo, carota e sedano, il tutto tritato fine. Invece dello scalogno può servire la
cipolla novellina o la cipolla comune. Conditelo con sale e pepe e quando avrà preso
colore, allungatelo con brodo o passatelo spremendolo bene. A questo sugo passato,
aggiungete sugo di pomodoro e nel medesimo gettate i fagiuolini per cuocerli; prima di
levarli aggraziateli con due cucchiaini di zucchero vanigliato e se questo odore non
piace, sostituite la nepitella.
383. FAGIUOLINI DALL'OCCHIO IN ERBA ALL'ARETINA
Spuntateli alle due estremità e
tagliateli in tre parti. Metteteli in una cazzaruola con due spicchi d'aglio interi, sugo
di pomodoro crudo e con tant'acqua diaccia che li ricopra. Conditeli con olio, sale e
pepe; poi metteteli al fuoco e fateli bollire adagio fino a cottura completa avvertendo
che vi resti alquanto sugo ristretto per renderli più gradevoli. Possono servire come
piatto di tramesso o di contorno al lesso.
384. FAGIUOLI A GUISA D'UCCELLINI
Nelle trattorie di Firenze ho sentito
chiamare fagiuoli all'uccelletto i fagiuoli sgranati cucinati così:
Cuoceteli prima nell'acqua e levateli
asciutti. Mettete un tegame al fuoco con l'olio in proporzione e diverse foglie di salvia;
quando l'olio grilletta forte buttate giù i fagiuoli e conditeli con sale e pepe. Fateli
soffriggere tanto che tirino l'unto e di quando in quando scuotete il vaso per mescolarli;
poi versate sui medesimi un poco di sugo semplice di pomodoro e allorché questo si sarà
incorporato, levateli. Anche i fagiuoli secchi di buccia fine possono servire al caso dopo
lessati.
Questi fagiuoli si prestano molto bene
per contorno al lesso, se non si vogliono mangiar da soli.
385. FAGIUOLI SGRANATI PER CONTORNO AL LESSO
Fagiuoli sgranati, grammi 300.
Carnesecca intera, grammi 30.
Acqua, decilitri 2.
Olio, cucchiaiate 4.
Una ciocchettina di 4 o 5 foglie di salvia.
Sale e pepe bianco.
Mettete al fuoco i fagiuoli con tutti
gl'ingredienti suddetti, fateli bollire adagio e scuoteteli spesso. Levate la salvia e la
carnesecca e serviteli. È un contorno che potrà bastare per quattro persone.
386. SFORMATO DI FAGIUOLINI
Prendete grammi 500 di fagiuolini ben
teneri e levate loro le punte e il filo se l'hanno. Gettateli nell'acqua bollente con un
pizzico di sale ed appena avranno ripreso il bollore levateli asciutti e buttateli
nell'acqua fresca.
Se avete sugo di carne tirateli a sapore
con questo e col burro, se no fate un soffritto con un quarto di cipolla, alcune foglie di
prezzemolo, un pezzo di sedano e olio, e quando la cipolla avrà preso colore, buttate
giù i fagiuolini condendoli con sale e pepe e tirandoli a cottura con un po' d'acqua, se
occorre.
Preparate una balsamella con grammi 30 di
burro, una cucchiaiata scarsa di farina e due decilitri di latte. Con questa, con un pugno
di parmigiano grattato e con quattro uova frullate, legate i detti fagiuolini, già
diacciati, mescolate e versate il composto in uno stampo liscio, imburrato prima e il cui
fondo sia coperto di un foglio. Cuocetelo al fuoco o a bagno-maria e servitelo caldo.
387. SFORMATO DI CAVOLFIORE
Prendete una palla di cavolfiore e,
ammesso che questa sia, per esempio, del peso di grammi 350 netta dal gambo e dalle
foglie, adoperate per condimento le seguenti dosi all'incirca:
Latte, decilitri 3.
Uova, n. 3.
Burro, grammi 60.
Parmigiano grattato, grammi 30.
Date mezza cottura nell'acqua alla palla
del cavolfiore e dopo tagliatela a pezzetti. Poneteli a soffriggere, colla metà del detto
burro, salandoli, e quando l'avranno tirato, finite di cuocerli con un poco del detto
latte: poi potete lasciarli così o passarli dallo staccio. Colla rimanenza del burro e
del latte e con una cucchiaiata di farina non colma fate una balsamella e aggiungetela al
composto insieme colle uova, prima frullate, e col parmigiano. Cuocetelo in uno stampo
liscio come lo sformato di fagiuolini e servitelo caldo.
Questa quantità può bastare per sei
persone.
388. CAVOLFIORE ALL'USO DI ROMAGNA
Dividete una grossa palla di cavolfiore,
o due se sono piccole, in spicchiettini che laverete; e così crudi, senza asciugarli,
cuoceteli in questo modo: ponete al fuoco un battuto proporzionato di aglio, prezzemolo e
olio, e quando sarà rosolato fermatelo con un gocciolo d'acqua. Gettateci allora il
cavolfiore condendolo con sale e pepe e quando avrà assorbito il battuto tiratelo a
cottura mediante conserva di pomodoro sciolta nell'acqua calda. Dategli grazia e più
sapore col parmigiano quando lo mandate in tavola, ove può servir per contorno al lesso,
a un umido o ad un coteghino.
389. SFORMATO DI CARDONI
Regolatevi in tutto come per lo sformato
di cavolfiore del numero 387. Tagliate il cardone a piccoli pezzi, onde vengano penetrati
bene dal condimento; prima di metterlo nello stampo, assaggiatelo.
390. SFORMATO DI SPINACI
Lessate gli spinaci in pochissima acqua o
soltanto con quella che sgronda dai medesimi quando li levate dall'acqua fresca dov'erano
in molle. Passateli dallo staccio e, regolandovi sulla quantità, condizionateli con sale,
pepe, cannella in polvere, alcune cucchiaiate di balsamella n. 137, burro, uova,
parmigiano, un pugnello di uva secca o zibibbo ai quali siansi tolti i semi, oppure uva
passolina. Mescolate per bene e versate il composto in una forma liscia, bucata nel mezzo,
cuocendolo a bagnomaria. Sformatelo quand'è tuttora caldo e mandatelo in tavola riempito
di un umido delicato di rigaglie di pollo oppure di animelle, o di vitella di latte, o
anche di tutte queste cose insieme, frammiste a pezzetti di funghi secchi
391. SFORMATO DI CARCIOFI
Questo è uno sformato da farsi quando i
carciofi costano poco e ve lo do per uno de' più delicati.
Levate ai carciofi le foglie più dure,
spuntateli e sbucciatene i gambi, lasciandoli tutti, anche se sono lunghi. Tagliateli in
quattro spicchi e fateli bollire nell'acqua salata per soli cinque minuti. Se li lasciate
di più sopra al fuoco, oltre ad inzupparsi troppo di acqua, perdono molto del loro aroma.
Levateli asciutti, pestateli nel mortaio e passateli per istaccio. Dosate la polpa così
ottenuta con tutti quegli ingredienti soliti negli altri sformati di erbaggio, e cioè:
uova, non facendo avarizia d'uno di più, onde restringa, due o tre cucchiaiate di
balsamella ove non iscarseggi il burro; parmigiano, sale e odore di noce moscata, ma
assaggiate il composto più volte per ridurlo a giusto sapore.
Se avete sugo di carne o di stracotto non
è male l'unirci un poco anche di questo e, se i carciofi sono teneri, anziché passarli
potete lasciarli a piccoli spicchi.
Cuocetelo a bagno-maria in uno stampo
bucato, se avete un intingolo di carne per riempirlo; se no, mettetelo in uno stampo
liscio e servitelo per tramesso.
392. SFORMATO DI FINOCCHI
Questo sformato, per ragione del grato
odore e del sapore dolcigno de' finocchi, riesce uno de' più gentili.
Levate ai finocchi le foglie più dure,
tagliateli a piccoli spicchi e cuoceteli per due terzi nell'acqua salata, poi scolateli
bene e metteteli a soffriggere con un pezzetto di burro. Conditeli con sale e quando
avranno succhiato il burro, bagnateli con un poco di latte; allorché avranno tirato anche
questo, aggiungete un po' di balsamella. Ritirateli dal fuoco e lasciateli come sono, o
passateli dallo staccio; quando saranno diacci uniteci parmigiano grattato e, a seconda
della quantità, tre o quattro uova frullate. Versate il composto in uno stampo liscio, o
col buco nel mezzo, regolandovi come per gli altri sformati; cuocetelo a bagno-maria e
servitelo caldo come piatto di tramesso o in compagnia di un cappone lessato. Potete anche
guarnirlo di un manicaretto di rigaglie e animelle.
393.
FUNGHI MANGERECCI
I funghi, pei principii azotati che
contengono sono, fra i vegetali, i più nutrienti. Il fungo, pel suo profumo particolare,
è un cibo gratissimo ed è gran peccato che fra le tante sue specie se ne trovino delle
velenose, le quali solo un occhio esercitato e pratico può distinguere dalle innocue; una
certa garanzia possono darla le località riconosciute per lunga esperienza esenti da
pericolo.
In Firenze, ad esempio, si fa un uso
enorme di funghi che scendono dai boschi delle circostanti montagne, e se la stagione è
piovosa, cominciano ad apparire nel giugno; ma il forte della produzione è in settembre.
A lode del vero, bisogna dire che la città non è mai stata funestata da disgrazie
cagionate da questi vegetali, forse perché le due specie che quasi esclusivamente vi si
consumano sono i porcini di color bronzato e gli ovoli. Tanta è la fiducia nella loro
innocuità che non si prende nessuna precauzione in proposito, neppur quella che
suggeriscono alcuni, di far loro alzare il bollore in acqua acidulata d'aceto, cautela che
per altro sarebbe a carico della loro bontà.
Delle due specie sopraindicate, i porcini
si prestano meglio fritti e in umido; gli ovoli trippati e in gratella.
394.
FUNGHI FRITTI
Scegliete funghi di mezzana grandezza che
sono anche di giusta maturazione; più grandi riescono molliconi e molto piccoli sarebbero
troppo duri.
Raschiatene il gambo, nettateli dalla
terra e lavateli interi senza tenerli in molle, che spenderebbero nell'acqua il loro grato
profumo. Poi tagliateli a fette piuttosto grosse e infarinateli prima di gettarli in
padella. L'olio è il migliore degli unti per questa frittura, e il condimento si compone
esclusivamente di sale e pepe che vi si sparge quando sono ancora a bollore. Si possono
anche dorare gettandoli nell'uovo dopo infarinati, ma ciò è superfluo.
395.
FUNGHI IN UMIDO
Per l'umido sono da preferirsi quelli che
stanno sotto la grandezza mediocre. Nettateli, lavateli e tagliateli a fette più sottili
dei precedenti. Mettete un tegame al fuoco con olio, qualche spicchio di aglio intero, un
po' ammaccato, e un buon pizzico di foglie di nepitella. Quando l'olio comincia a
grillettare gettate giù i funghi senza infarinarli, conditeli con sale e pepe e, a mezza
cottura, bagnateli con sugo di pomodoro semplice; siate però parchi coi condimenti
perché i funghi non li assorbono,
396.
FUNGHI TRIPPATI
A questa cucinatura si prestano bene gli
ovoli e si dicono trippati forse perché vengono trattati come la trippa. Gli ovoli, come
sapete, sono di color giallo-arancione; i più giovani sono chiusi in forma d'uovo, i più
maturi sono aperti e spianati. Preferite i primi e dopo averli nettati e lavati,
tagliateli a fette sottili. Cuoceteli nel burro e conditeli con sale, pepe e parmigiano
grattato. Se aggiungete sugo di carne riusciranno anche migliori.
397.
FUNGHI IN GRATELLA
Gli ovoli aperti sono i più atti a
questa cucinatura. Dopo averli nettati e lavati, asciugateli fra le pieghe di un
canovaccio e conditeli con olio, sale e pepe. Servono molto bene per contorno alla
bistecca o a un arrosto qualunque.
398.
FUNGHI SECCHI
Ogni anno in settembre, quando costano
poco, io fo la mia provvista di funghi porcini e li secco in casa. Per questa operazione
aspettate una vela di tempo buono perché, essendo indispensabile il calore del sole, vi
potrebbero andare a male. Preferite funghi giovani, duri, di mezzana grandezza ed anche
grossi, ma non molliconi. Raschiatene il gambo, nettateli bene dalla terra senza lavarli e
tagliateli a pezzi molto grossi perché, seccando, diminuiscono un visibilio. Se
nell'aprirli troverete dei bacolini nel gambo, tagliate via soltanto quella parte che essi
avevano cominciato a guastare.
Teneteli esposti continuamente al sole
per due o tre giorni, poi infilateli e teneteli all'aria ventilata ed anche nuovamente al
sole finché non saranno secchi del tutto. Allora riponeteli e teneteli ben chiusi in un
cartoccio o in un sacchetto di carta; ma a lunghi intervalli non mancate di visitarli,
perché i funghi hanno il vizio di rinvenire; se ciò accadesse, bisogna di nuovo esporli
per qualche ora alla ventilazione. Senza questo custodimento c'è il caso che li troviate
tutti bacati.
Per servirsene vanno rammolliti
nell'acqua calda; ma teneteceli il meno possibile, onde non perdano l'odore.
399.
PETONCIANI
Il petonciano o melanzana è un ortaggio
da non disprezzarsi per la ragione che non è né ventoso, né indigesto. Si presta molto
bene ai contorni ed anche mangiato solo, come piatto d'erbaggi, è tutt'altro che
sgradevole, specialmente in quei paesi dove il suo gusto amarognolo non riesce troppo
sensibile. Sono da preferirsi i petonciani piccoli e di mezzana grandezza, nel timore che
i grossi non siano amari per troppa maturazione.
Petonciani e finocchi, quarant'anni or
sono, si vedevano appena sul mercato di Firenze; vi erano tenuti a vile come cibo da
ebrei, i quali dimostrerebbero in questo, come in altre cose di maggior rilievo, che hanno
sempre avuto buon naso più de' cristiani.
I petonciani fritti possono servire di
contorno a un piatto di pesce fritto; fatti in umido, al lesso; in gratella, alla
bistecca, alle braciole di vitella di latte o a un arrosto qualunque.
400.
PETONCIANI FRITTI
Sbucciateli, tagliateli a tocchetti
piuttosto grossi, salateli e lasciateli stare per qualche ora.
Asciugateli dall'umido che hanno buttato, infarinateli e friggeteli nell'olio.
401. PETONCIANI IN UMIDO
Sbucciateli, tagliateli a tocchetti e
metteteli al fuoco con un po' di burro. Quando lo avranno succhiato tirateli a cottura
colla salsa di pomodoro n. 125.
402. PETONCIANI IN GRATELLA
Tagliateli a metà per il lungo senza
sbucciarli, fate loro delle incisioni graticolate sulla parte bianca, conditeli con sale,
pepe e olio, poneteli in gratella dalla parte della buccia; poi copriteli con un coperchio
o tegame di ferro e cuoceteli fra due fuochi, che così non hanno bisogno d'esser voltati;
a mezza cottura date loro un'altra untatina d'olio. Saranno cotti quando la polpa è
diventata morbida.
403. TORTINO DI PETONCIANI
Sbucciate sette od otto petonciani,
tagliateli a fettine rotonde e salateli onde buttino fuori l'acqua. Dopo qualche ora
infarinateli e friggeteli nell'olio.
Prendete un vassoio che regga al fuoco e,
suolo per suolo, conditeli con parmigiano grattato e colla salsa di pomodoro n. 125,
disponendoli in modo che facciano una bella colma. Frullate un uovo con una presa di sale,
una cucchiaiata di detta salsa, un cucchiaino di parmigiano, due di pangrattato, e con
questo composto copritene la superficie. Ponete il vassoio sotto al coperchio del forno da
campagna, col fuoco sopra, e quando l'uovo sarà rappreso, mandate il tortino in tavola.
Può servire solo, per tramesso o accompagnato da un piatto di carne. La copertura d'uovo
serve a dare al piatto migliore apparenza.
404.
CARDONI IN TEGLIA
I cardoni, detti volgarmente gobbi, per
la loro affinità coi carciofi, si possono cucinare come questi (n. 246), se non che, dopo
aver nettati bene i cardoni dai filamenti di cui è intessuta la parte esterna, si deve
dar loro metà cottura in acqua salata, gettandoli subito dopo nell'acqua fresca, onde non
anneriscano.
Tagliateli a pezzetti, infarinateli e
quando l'olio comincia a bollire, buttateli giù e conditeli con sale e pepe. Le uova
frullatele prima e aspettate di versarle quando i cardoni saranno rosolati da ambedue le
parti.
Il cardone è un erbaggio sano, di facile
digestione, rinfrescante, poco nutritivo ed insipido; perciò è bene dargli molto
condimento, come è indicato al n. 407.
È poi tale la sua affinità coi
carciofi, che sotterrando i fusti di quest'ultima pianta, quando non dà più frutti, si
ottengono i così detti carducci.
405.
CARDONI IN UMIDO
Dopo averli lessati come i precedenti,
metteteli in umido con un battutino d'aglio e prezzemolo; olio, sale e pepe.
Se li desiderate più grati al gusto e di
più bella apparenza, copriteli di una salsa d'uovo e limone quando sono già sul vassoio.
Frullate qualche uovo con agro di limone, mettete il liquido al fuoco in una cazzarolina
girando il mestolo, e versatelo quando comincia a condensarsi. Se non usate la salsa
conditeli almeno con un pizzico di parmigiano.
406. CARDONI IN GRATELLA
Non è un piatto da raccomandarsi molto,
ma se volete provarlo, dopo aver lessati i cardoni, asciugateli bene, lasciate le costole
lunghe un palmo, conditeli generosamente con olio, pepe e sale e rosolateli in gratella.
Possono servir per contorno a una bistecca o ad un pesce in gratella.
407. CARDONI CON LA BALSAMELLA
Scartate le costole più dure, le altre
nettatele dai filamenti e lessatele a mezza cottura. Qui, sia detto una volta per tutte,
gli erbaggi vanno messi al fuoco ad acqua bollente e i legumi ad acqua diaccia. Tagliate
le costole dei cardoni a pezzetti lunghi tre dita circa e tirateli a sapore con burro e
sale a sufficienza, terminate di cuocerli aggiungendo latte, o meglio panna, poi legateli
con un poco di balsamella n. 137. Aggiungete un pizzico di parmigiano grattato e levateli
subito senza più farli bollire. Questo è un eccellente contorno agli stracotti, alle
bracioline, allo stufatino di rigaglie e ad altri simili piatti. Nella stessa maniera si
possono cucinare le rape a dadi grossi, le patate e gli zucchini a spicchi, ma questi
ultimi non vanno lessati.
408. TARTUFI ALLA BOLOGNESE, CRUDI, ECC.
La gran questione dei Bianchi e dei Neri
che fece seguito a quella dei Guelfi e dei Ghibellini e che desolò per tanto tempo
l'Italia, minaccia di riaccendersi a proposito dei tartufi, ma consolatevi, lettori miei,
che questa volta non ci sarà spargimento di sangue; i partigiani dei bianchi e dei neri,
di cui ora si tratta, sono di natura molto più benevola di quei feroci d'allora.
Io mi schiero dalla parte dei bianchi e
dico e sostengo che il tartufo nero è il peggiore di tutti; gli altri non sono del mio
avviso e sentenziano che il nero è più odoroso e il bianco è di sapore più delicato:
ma non riflettono che i neri perdono presto l'odore. I bianchi di Piemonte sono da tutti
riconosciuti pregevoli, e i bianchi di Romagna, che nascono in terreno sabbioso, benché
sappiano d'aglio, hanno molto profumo. Comunque sia, lasciamo in sospeso la gran questione
per dirvi come si preferisce di cucinarli a Bologna, Bologna la grassa per chi vi sta, ma
non per chi vi passa.
Dopo averli bagnati e nettati, come si
usa generalmente, con uno spazzolino tuffato nell'acqua fresca, li tagliano a fette
sottilissime e, alternandoli con altrettante fette sottilissime di parmigiano, li
dispongono a suoli in un vassoio di rame stagnato, cominciando dai tartufi. Li condiscono
con sale, pepe e molto olio del migliore, e appena hanno alzato il bollore, spremono sui
medesimi un limone togliendoli subito dal fuoco. Alcuni aggiungono qualche pezzetto di
burro; se mai mettetene ben poco per non renderli troppo gravi. Si usa pure mangiare i
tartufi crudi tagliati a fette sottilissime e conditi con sale, pepe e agro di limone.
Legano bene anche con le uova. Queste
frullatele e conditele con sale e pepe. Mettete al fuoco burro in proporzione e quando
sarà strutto versateci le uova e dopo poco i tartufi a fette sottili, mescolando.
A tutti è nota la natura calida di
questo cibo, quindi mi astengo dal parlarne perché potrei dirne delle graziose. Pare che
i tartufi venissero per la prima volta conosciuti in Francia nel Périgord sotto Carlo V.
Io li ho conservati a lungo nel seguente
modo, ma non sempre mi è riuscito: tagliati a fette sottili, asciugati al fuoco, conditi
con sale e pepe, coperti d'olio e messi al fuoco per far loro alzare il bollore. Da crudi
si usa tenerli fra il riso per comunicare a questo il loro profumo.
409. CIPOLLINE AGRO-DOLCI
Non è piatto che richieda molto studio,
ma solo buon gusto per poterlo dosare convenientemente; se fatto bene, riuscirà un
eccellente contorno al lesso.
Per cipolline intendo quelle bianche,
grosse poco più di una noce. Sbucciatele, nettatele dal superfluo e date loro una
scottatura in acqua salata. Per un quantitativo di grammi 300 circa mettete al fuoco
all'asciutto, in una cazzaruola, grammi 40 di zucchero e, quando è liquefatto, grammi 15
di farina; rimuovete continuamente col mestolo e quando l'intriso sarà divenuto rosso,
gettateci a poco per volta due terzi di bicchier d'acqua con aceto e lasciate bollire il
liquido tanto che se si formano dei grumi si possano sciogliere tutti. Allora buttate giù
le cipolline e scuotete spesso la cazzaruola, avvertendo di non toccarle col mestolo per
non guastarle. Assaggiatele prima di servirle, perché se occorre zucchero o aceto siete
sempre in tempo ad aggiungerli.
410. CIPOLLINE IN ISTUFA
Spellatele e, pareggiatone il capo e la
parte inferiore, gettatele nell'acqua bollente salata e fatele bollire per dieci minuti.
Mettete a soffriggere un pezzetto di burro e quando avrà preso il color nocciuola,
collocateci le cipolline tutte a un pari, condite con sale e pepe; dopo che saranno
rosolate da una parte voltatele dall'altra, quindi bagnatele con sugo di carne, legandole
con una presa di farina impastata nel burro.
Mancandovi il sugo, cucinatele in bianco
nella seguente maniera: dopo lessate e tenute nell'acqua fresca mettetele in una
cazzaruola con un mazzetto guarnito, una piccola fetta di prosciutto, un pezzetto di burro
e un ramaiuolo di brodo. Conditele con pepe e poco sale, copritele con fette sottilissime
di lardone e sopra queste accostate un foglio di carta unto di burro. Terminate di
cuocerle fra due fuochi e servitele per contorno insieme col sugo ristretto che resta.
411. CIPOLLINE PER CONTORNO AI COTEGHINI
Dopo averle lessate, come nella ricetta
precedente, mettetele a soffriggere nel burro, conditele con sale e pepe, bagnatele col
brodo del coteghino ed aggraziatele con aceto e zucchero. Per 28 o 30 cipolline basteranno
grammi 50 di burro, mezzo ramaiuolo di brodo digrassato di coteghino, mezzo cucchiaio
d'aceto e un cucchiaino di zucchero.
412. SEDANI PER CONTORNO
Gli antichi, ne' banchetti,
s'incoronavano colla pianta del sedano, credendo di neutralizzare con essa i fumi del
vino. Il sedano è grato al gusto per quel suo aroma speciale; per questo e per non esser
ventoso merita un posto fra gli erbaggi salubri. Preferite quello di costola piena e
servitevi solo delle costole bianche e del gambo, che sono le parti più tenere.
Eccovi tre maniere diverse per cucinarlo;
per le prime due sarà bene che diate ai pezzi la lunghezza di 10 centimetri, e per la
terza di 5 soltanto. Il gambo dopo averlo sbucciato, tagliatelo in croce, e lasciatelo
unito alla costola, poi fate bollire quest'ortaggio in acqua alquanto salata non più di
cinque minuti e levatelo asciutto:
l°. Mettetelo a soffriggere nel burro,
poi tiratelo a cottura col sugo di carne e uniteci del parmigiano quando lo mandate in
tavola.
2°. Ammesso che i sedani da crudi. siano
dai grammi 200 ai 250, ponete in una cazzaruola grammi 30 di burro e un battutino con
grammi 30 di prosciutto, grasso e magro, tritato fine insieme con un quarto di cipolla di
media grandezza. Aggiungete due chiodi di garofano e fate bollire. Quando la cipolla avrà
preso colore, versate brodo e tirate il soffritto a cottura. Allora passate ogni cosa e
ponete il sugo in un tegame ove i sedani stiano distesi, conditeli con una presa di pepe,
perché il sale non occorre, e mandateli in tavola col loro sugo.
3°. Infarinatelo, immergetelo nella
pastella n. 156 e friggetelo nello strutto o nell'olio; oppure, che è meglio, dopo averlo
infarinato, immergetelo nell'uovo, panatelo e friggetelo. Quest'ultima cucinatura de'
sedani si presta più delle altre per contorno agli umidi di carne coll'intinto dei quali
li bagnerete.
413. SEDANI PER CONTORNO AL LESSO
Servitevi delle costole bianche e
tagliatele a pezzetti di due centimetri circa. Lessateli per cinque minuti nell'acqua
salata e metteteli a soffriggere nel burro. Poi legateli con la balsamella del n. 137,
tenuta piuttosto soda, e date loro sapore col parmigiano.
414. LENTICCHIE INTERE PER CONTORNO
Le lenticchie per contorno agli zamponi
si dovrebbero tirare a sapore, dopo cotte nell'acqua, col burro e sugo di carne. In
mancanza di questo, mettetele a bollire con un mazzetto odoroso e dopo cotte e scolate
bene dall'acqua, rifatele con un battutino di prosciutto grasso e magro, un pezzetto di
burro e poca cipolla. Quando questa sarà ben rosolata, versate nel soffritto un ramaiuolo
o due di brodo digrassato del coteghino o dello zampone. Lasciatelo bollire un poco,
passatelo, e in questo sugo rifate le lenticchie aggiungendo un altro pezzetto di burro,
sale e pepe. Se il coteghino non è ben fresco, servitevi di brodo.
415. LENTICCHIE PASSATE PER CONTORNO
Questo si chiamerebbe alla francese
purée di lenticchie; ma il Rigutini ci avverte che la vera parola italiana è passato,
applicabile ad ogni specie di legumi, le patate inclusive. Dunque, per fare un passato, e
non un presente, colle lenticchie, mettetele a cuocere nell'acqua con un pezzetto di burro
e quando saranno cotte, ma non spappolate, passatele per istaccio. Fate un battutino di
cipolla (poca però, perché non si deve sentire), prezzemolo, sedano e carota; mettetelo
al fuoco con burro quanto basta e quando sarà ben rosolato, fermatelo con un ramaiuolo di
brodo che può anche essere quello digrassato del coteghino. Colatelo e servitevi di quel
sugo per dar sapore al passato, non dimenticando il sale ed il pepe ed avvertite che è
bene resti sodo il più possibile.
416.
CARCIOFI IN SALSA
Levate ai carciofi le foglie dure,
spuntateli e sbucciatene il gambo. Divideteli in quattro parti, o al più in sei se sono
grossi, metteteli al fuoco con burro in proporzione e conditeli con sale e pepe. Scuotete
la cazzaruola per voltarli e quando avranno tirato a sé buona parte dell'umido, bagnateli
con brodo per cuocerli del tutto. Levateli asciutti, e nell'intinto che resta versate un
pizzico di prezzemolo tritato, un cucchiaino o due di pangrattato ben fine, sugo di
limone, altro sale e pepe se occorrono e, mescolando, fate bollire alquanto; poi ritirate
la salsa dal fuoco e quando non sarà più a bollore, aggiungete un rosso d'uovo o due,
secondo la quantità, e rimettetela per poco al fuoco con altro brodo per renderla
sciolta. Versateci i carciofi per riscaldarli e serviteli specialmente per contorno al
lesso.
417. CARCIOFI IN UMIDO COLLA NEPITELLA
Se vi piacesse di sentire questi carciofi
con l'odore della nepitella, ecco come dovete regolarvi. Levate ai carciofi tutte le
foglie non mangiabili e divideteli in quattro spicchi ognuno, od anche in sei se sono
grossi; infarinateli e poneteli al fuoco in una teglia di rame, con olio in proporzione,
condendoli con sale e pepe. Quando li avrete rosolati uniteci un battutino composto di uno
spicchio d'aglio, o di mezzo soltanto se i carciofi sono pochi, e un buon pizzico di
nepitella fresca. Quando avranno tirato l'umido terminate di cuocerli con sugo di pomodoro
o conserva sciolta nell'acqua.
Possono servir di contorno o esser
mangiati soli.
418.
CARCIOFI RITTI
Così chiamassi a Firenze i carciofi
cucinati semplicemente nella seguente maniera: levate loro soltanto le piccole e inutili
foglie vicine al gambo tagliando quest'ultimo. Svettate col coltello la cima e allargate
alquanto le foglie interne. Collocateli ritti in un tegame, insieme coi gambi sbucciati e
interi; conditeli con sale, pepe e olio, il tutto a buona misura. Fateli soffriggere
tenendoli coperti, e, quando saranno ben rosolati, versate nel tegame un po' d'acqua e con
la medesima finite di cuocerli.
419.
CARCIOFI RIPIENI
Tagliate loro il gambo alla base, levate
le piccole foglie esterne e lavateli. Poi svettateli come i precedenti ed aprite le loro
foglie interne in maniera da poter recidere con un temperino il grumolino di mezzo, e
toltogli il pelo se vi fosse nel centro, serbate soltanto le tenere foglioline per unirle
al ripieno. Questo, se dovesse, ad esempio, servire per sei carciofi, componetelo delle
foglioline anzidette, di 50 grammi di prosciutto più grasso che magro, di un quarto di
cipolla novellina, aglio quanto la punta di un'unghia, qualche foglia di sedano e di
prezzemolo, un pizzico di funghi secchi fatti rinvenire, un pugnello di midolla di pane
d'un giorno, ridotta in bricioli, e una presa di pepe.
Tritate prima il prosciutto con un
coltello, poi ogni cosa insieme colla lunetta e con questo composto riempite i carciofi
che condirete e cuocerete come i precedenti. Alcuni libri francesi suggeriscono di dare ai
carciofi mezza cottura nell'acqua prima di riempirli, il che non approvo, sembrandomi che
vadano a perdere allora la sostanza migliore, cioè il loro aroma speciale.
420. CARCIOFI RIPIENI DI CARNE
Per sei carciofi, componete il seguente
ripieno:
Magro di vitella di latte, grammi 100.
Prosciutto più grasso che magro, grammi 30.
Un grumolino dei carciofi.
Un quarto di cipolla novellina.
Alcune foglie di prezzemolo.
Un pizzico di funghi secchi rammolliti.
Un pizzico di midolla di pane in bricioli.
Un pizzico di parmigiano grattato.
Sale, pepe e odore di spezie.
Quando i carciofi avranno preso colore
col solo olio, versate un poco d'acqua e copriteli con un cencio bagnato tenuto fermo dal
coperchio. Il vapore che emana, investendoli da tutte le parti, li cuoce meglio.
421. PASTICCIO DI CARCIOFI E PISELLI
È un pasticcio strano, ma potrebbe
piacere a molti e perciò lo descrivo.
Carciofi, n. 12.
Piselli sgranati, grammi 150.
Burro, grammi 50.
Parmigiano grattato, grammi 50.
Sugo di carne, quanto basta.
Mondate i carciofi da tutte le foglie
dure non mangiabili, divideteli in due parti e levate loro il pelo del centro se l'hanno.
Date ad essi ed ai piselli mezza cottura di pochi minuti nell'acqua salata, gettateli dopo
nell'acqua fresca, levateli, asciugateli bene ed i carciofi divideteli ancora in due
parti. Tanto essi che i piselli metteteli al fuoco con grammi 40 del detto burro,
conditeli con sale e pepe e tirateli col sugo di carne a giusta cottura. Coi restanti
grammi 10 di burro, una cucchiaiata di farina e sugo suddetto fate una specie di
balsamella per legare il composto, il quale, messo in un vassoio che regga al fuoco, lo
condirete a strati con questa e col parmigiano.
Ora copritelo con la pasta frolla
sottosegnata; doratela col rosso d'uovo, cuocete il pasticcio nel forno da campagna e
servitelo caldo perché perde molto lasciandolo diacciare. Questa quantità può bastare a
sette od otto persone.
PASTA FROLLA
Farina, grammi 230.
Zucchero a velo, grammi 85.
Burro, grammi 70.
Lardo, grammi 30.
Uova, n. l.
422. CARCIOFI IN GRATELLA
A tutti è noto come si possono cuocere i
carciofi in gratella e contornar coi medesimi una bistecca o un arrosto qualunque. In
questo caso scegliete carciofi teneri, svettateli, tagliatene il gambo alla base e
lasciateli con tutte le loro foglie. Allargateli alquanto perché prendano bene il
condimento, il quale d'altro non deve essere composto che d'olio, pepe e sale. Collocateli
ritti sulla gratella e se occorre per tenerli fermi, infilzateli in uno stecco verso il
gambo a due o tre insieme. Date loro un'altra untatina a mezza cottura e lasciateli sul
fuoco finché le foglie esterne non siano bruciate.
423. CARCIOFI SECCATI PER L'INVERNO
Nelle città meridionali, dove i carciofi
si trovano quasi in tutti i mesi dell'anno, è inutile prendersi il disturbo di seccarli,
tanto più che tra il carciofo fresco e il secco la differenza è grande; ma fanno comodo
in que' paesi dove, passata la stagione, più non si trovano.
Preparateli nel colmo della raccolta
quando costano poco; però vanno scelti di buona qualità e giusti di maturazione. Levate
loro tutte le foglie coriacee, spuntateli, mondate un buon tratto del loro gambo e
tagliateli in quattro spicchi recidendone il pelo, se qualcuno l'avesse. Via via che li
tagliate gettateli nell'acqua fresca acidulata con aceto o limone onde non diventino neri
e per lo stesso motivo metteteli al fuoco in un vaso di terra contenente acqua bollente
alla quale sarà bene dare odore con un mazzetto di erbe aromatiche, come pepolino,
basilico, foglie di sedano e simili. Dieci minuti di bollitura, ed anche soli cinque se
sono teneri, saranno sufficienti per cuocerli a metà. Scolateli e metteteli in un
graticcio ad asciugare al sole; poi infilateli e finite di seccarli all'ombra in luogo
ventilato. Possibilmente non teneteli tanto al sole onde non prendano odore di fieno.
Quando si adoperano per fritto o per
contorno agli umidi, si rammolliscono nell'acqua bollente.
424. PISELLI ALLA FRANCESE I
Questa che vi do è la dose per un litro
di piselli freschi.
Prendete due cipolle novelline, tagliatele a metà per la loro lunghezza, richiudetele con
alcuni gambi di prezzemolo in mezzo e legatele. Ciò fatto, mettetele al fuoco con grammi
30 di burro e rosolate che sieno, versate sulle medesime un buon ramaiuolo di brodo.
Fate bollire e quando le cipolle saranno
spappolate, passatele, spremendole, insieme col sugo che rimetterete al fuoco coi piselli
e con due grumoli interi di lattuga. Conditeli con sale e pepe e fateli bollire adagio. A
mezza cottura aggiungete altri grammi 30 di burro intriso in una cucchiaiata non colma di
farina e versate brodo, se occorre. Prima di mandarli in tavola legateli con due rossi
d'uovo sciolti in un po' di brodo. In questo modo riescono assai delicati.
425. PISELLI ALLA FRANCESE II
Questa ricetta è più semplice e più
sbrigativa della precedente, ma non è però così fine. Trinciate alquanta cipolla a
fette sottilissime e mettetela al fuoco in una cazzaruola con un pezzo di burro. Quando
sarà bene rosolata versate un pizzico di farina, mescolate, e dopo aggiungete, a seconda
della quantità, un ramaiuolo o due di brodo e lasciate cuocere la farina. Versate i
piselli, conditeli con sale e pepe e, a mezza cottura, aggiungete un grumolo o due interi
di lattuga. Fate bollire adagio badando che il sugo non riesca troppo denso.
Alcuni indolciscono i piselli con un
cucchiaino di zucchero; ma in questo caso mettetene poco, perché il dolce deve sembrar
naturale e non messo ad arte.
Quando li servite levate la lattuga.
426. PISELLI COL PROSCIUTTO
Lasciamo agl'Inglesi il gusto di mangiare
i legumi lessati senza condimento o, al più, con un poco di burro; noi, popoli
meridionali, abbiamo bisogno che il sapore delle vivande ecciti alquanto.
In nessun altro luogo ho trovato buoni i
piselli come nelle trattorie di Roma, non tanto per l'eccellente qualità degli ortaggi di
quella città, quanto perché colà ai piselli si dà il grato sapore del prosciutto
affumicato. Avendo con qualche prova tentato d'indovinare come si preparino, se non ho
raggiunto quella stessa bontà mi ci sono appressato, ed ecco come:
Dividete in due parti per il lungo,
secondo la quantità dei piselli, una o due cipolle novelline e mettetele al fuoco con
olio e alquanto prosciutto grasso e magro tagliato a piccoli dadi. Fate soffriggere
finché il prosciutto sia raggrinzito; allora gettate dentro i piselli, conditeli con poco
o punto sale e una presa di pepe; mescolate e finiteli di cuocere col brodo, aggiungendovi
un poco di burro.
Serviteli, o soli come piatto di legume,
o per contorno; ma prima gettate via tutta la cipolla.
427. PISELLI COLLA CARNESECCA
I piselli vengono bene anche nella
seguente maniera, ma gli antecedenti appartengono di più alla cucina fine. Mettete al
fuoco un battutino di carnesecca, aglio, prezzemolo e olio; conditelo con poco sale e
pepe, e quando l'aglio avrà preso colore, buttate giù i piselli. Tirato che abbiano
l'unto, finite di cuocerli con brodo o, in mancanza di questo, con acqua.
I gusci dei piselli, se sono teneri e
freschi, si possono utilizzare cotti nell'acqua e passati dallo staccio. Si ottiene così
una purée, cioè un passato che, sciolto nel brodo, aggiunge delicatezza a una zuppa di
erbaggi o ad una minestra di riso e cavolo. Si può anche mescolarlo all'acqua del risotto
coi piselli n. 75.
428. SFORMATO DI PISELLI FRESCHI
Piselli sgranati, grammi 600.
Prosciutto grasso e magro, grammi 50.
Burro, grammi 30.
Farina, grammi 20.
Uova, n. 3.
Parmigiano, una cucchiaiata.
Fate un battutino col prosciutto
suddetto, una piccola cipolla novellina e un pizzico di prezzemolo. Mettetelo al fuoco con
olio e quando avrà preso colore versate i piselli condendoli con sale e pepe. Cotti che
siano passatene una quarta parte e il passato unitelo a un intriso composto col burro e la
farina indicati e diluito sul fuoco con sugo di carne o brodo. Poi mescolate ogni cosa
insieme, il parmigiano compreso, e cuocete il composto a bagno-maria in uno stampo liscio
col foglio imburrato sotto.
429. FAVE FRESCHE IN STUFA
Prendete baccelli di fave grosse e
granite; sgranatele e sbucciatele.
Tritate fine una cipolla novellina,
mettetela al fuoco con olio, e quando comincia a rosolare, gettate nel soffritto
prosciutto grasso e magro tagliato a dadini. Dopo poco versate le fave, conditele con pepe
e poco sale e quando avranno preso il condimento, aggiungete un grumolo o due, a seconda
della quantità delle fave, di lattuga tagliata all'ingrosso e finite di cuocerle con
brodo, se occorre.
430.
POMODORI RIPIENI
Prendete pomodori di mezzana grandezza e
maturi; tagliateli in due parti eguali, levatene i semi, conditeli con sale e pepe e
riempite i buchi formati col seguente composto, in modo che sopravanzi e faccia la colma
sulla superficie del pomodoro medesimo.
Fate un battutino con cipolla, prezzemolo
e sedano, mettetelo al fuoco con un pezzetto di burro e quando avrà preso colore,
versateci un pugnello di funghi secchi rammolliti e tritati finissimi; aggiungete un
cucchiaio di pappa col latte, condite con sale e pepe, e fate bollire alquanto, bagnando
il composto col latte, se occorre. Tolto dal fuoco aggiungete, quando sarà tiepido,
parmigiano grattato e un uovo oppure il rosso soltanto, se è sufficiente a rendere il
composto non troppo liquido. Preparati così i pomodori, cuoceteli in una teglia fra due
fuochi con un po' di burro e olio insieme e serviteli per contorno a un arrosto qualunque
o a una bistecca in gratella. Si posson fare più semplici con un battutino di aglio e
prezzemolo mescolato con pochissimo pangrattato, sale e pepe e conditi coll'olio quando
sono nella teglia.
Per contorno al lesso vengono eccellenti
nella seguente maniera. Prendete un tegame largo oppure una teglia, spargete sulla
medesima dei pezzettini di burro e sopra questi collocate, dalla parte della buccia,
pomodori tagliati a metà dopo averne levati i semi. Conditeli con sale, pepe e un poco
d'olio, spargete sui medesimi altri pezzettini di burro e cuoceteli a vaso scoperto.
431. CAVOLFIORE COLLA BALSAMELLA
I cavoli tutti, siano bianchi, neri,
gialli o verdi, sono figliuoli o figliastri di Eolo, dio dei venti, e però coloro che il
vento non possono sopportare rammentino che per essi queste piante sono vere crocifere,
così chiamate perché i loro fiori portano quattro petali in forma di croce. Levate a una
grossa palla di cavolfiore le foglie e le costole verdi, fatele un profondo taglio in
croce nel gambo e cuocetela in acqua salata. Tagliatela poscia a spicchiettini e tiratela
a sapore con burro, sale e pepe. Mettetela in un vassoio che regga al fuoco, buttateci
sopra un pizzico scarso di parmigiano, copritela tutta colla balsamella del n. 137 e
rosolatene la superficie. Servite questo cavolfiore caldo come tramesso o, meglio,
accompagnato da un umido di carne o da un pollo lessato.
432.
SAUER-KRAUT I
Non è questo il vero sauer-kraut, il
quale bisogna lasciar fare ai tedeschi: è una pallida imitazione di quello, che però non
riesce sgradevole come contorno ai coteghini, agli zamponi ed anche al lesso comune.
Prendete una palla di cavolo bianco,
nettatela dalle foglie verdi a grosse costole e tagliatela, in quattro spicchi,
cominciando dal gambo. Lavateli bene nell'acqua fresca e poi, con un coltello lungo ed
affilato, tagliateli per traverso ben sottili come fareste pei taglierini. Ridotto il
cavolo a questo modo, ponetelo in un vaso di terra con un pizzico di sale e versategli
sopra acqua bollente fino a coprirlo. Quando sarà diaccio levatelo via strizzandolo bene,
poi rimettetelo nel vaso asciutto con un dito di aceto forte mescolato in un bicchier
d'acqua fresca. Se la palla di cavolo sarà molto grossa, raddoppiate la dose. Lasciatelo
in infusione diverse ore, tornate a strizzarlo bene e mettetelo a cuocere nella seguente
maniera.
Tritate fine una fetta proporzionata di
prosciutto grasso o di carnesecca e mettetela con un pezzetto di burro in una cazzaruola;
quando avranno soffritto un poco, gettateci il cavolo e tiratelo a cottura con brodo di
coteghino o di zampone, se questi sono insaccati di fresco e non troppo piccanti,
altrimenti servitevi di brodo. Prima di mandarlo in tavola assaggiatelo se sta bene di
aceto, il quale deve leggermente sentirsi, e di sale.
A proposito di salumi, in qualche
provincia d'Italia, avendo il popolo preso il vizio delle abbondanti e frequenti libazioni
a Bacco, si è guasto il senso del palato; per conseguenza i pizzicagnoli dovendo
uniformarsi a un gusto pervertito, impinzano le carni porcine di sale, di pepe e di droghe
piccanti a dispetto de' buongustai che le aggredirebbero leggiere di condimento e di
sapore delicato come quelle, ad esempio, che si manipolano, più che altrove, nel
modenese.
433.
SAUER-KRAUT II
Può servire per contorno ai coteghini e
al lesso come quello del numero precedente. Prendete una palla di cavolo cappuccio o
verzotto, tagliatelo a listarelle della larghezza di un centimetro circa e tenetelo in
molle nell'acqua fresca. Levatelo dall'acqua senza spremerlo e pigiatelo in una cazzaruola
sopra al fuoco per fargli far l'acqua, che poi scolerete strizzandolo col mestolo. Fate un
battuto con un quarto di una grossa cipolla, un po' di carnesecca tritata fine, e un
pezzetto di burro; quando avrà preso colore versate il cavolo anzidetto con un pezzo di
carnesecca intera tramezzo, che poi leverete, e conditelo con sale e pepe. Fatelo bollire
adagio, bagnandolo con brodo per tirarlo a cottura e per ultimo aggiungete un poco d'aceto
e un cucchiaino di zucchero, ma in modo che l'aceto si faccia appena sentire.
434. BROCCOLI O TALLI DI RAPE ALLA FIORENTINA
I broccoli di rapa non sono altro che le
messe o i talli delle rape, le quali soglionsi portare al mercato con qualche foglia
attaccata. È un erbaggio dei più sani, usatissimo in Toscana; ma per la sua insipidezza
e sapore amarognolo non è apprezzato in altre parti d'Italia, e nemmeno è portato sulla
mensa del povero.
Nettate i broccoli dalle foglie più
dure, lessateli, spremeteli dall'acqua e tagliateli all'ingrosso. Tritate due o tre
spicchi d'aglio o lasciateli interi, e preso che abbiano colore con olio abbondante in
padella, gettateci i broccoli, conditeli con sale e pepe, rimestateli spesso e lasciateli
soffrigger molto. Possono servirsi per contorno al lesso o anche per mangiarli soli.
Se non vi piaccion così, lessateli e
conditeli con olio e aceto. Nel febbraio e nel marzo si mettono in vendita i talli di
questa pianta che sono teneri e delicati.
Nei paesi ove l'olio non è perfetto si
può supplire col lardo; anzi, a gusto mio, soffritti con questo sono migliori.
435.
BROCCOLI ROMANI
Questi broccoli, di cui a Roma si fa gran
consumo, hanno le foglie di un verde cupo e il fiore nero o paonazzo.
Nettateli dalle foglie più dure e
lessateli. Tolti dall'acqua bollente gettateli nella fredda e, dopo strizzati bene,
tritateli all'ingrosso e gettateli in padella con lardo vergine (strutto), condendoli con
sale e pepe. Tirato che abbiano tutto l'unto, annaffiateli con vino bianco dolce,
continuate a strascinarli in padella finché l'abbiano tutto assorbito ed evaporato, indi
serviteli ché saranno lodati.
Eccovi un altro modo di cucinar questi
broccoli che così, senza lessarli, riescono migliori. Servitevi soltanto del fiore e
delle foglie più tenere; queste tagliatele all'ingrosso e il fiore a piccoli spicchi.
Mettete la padella al fuoco con olio in proporzione e uno spicchio d'aglio tagliato a
fettine per traverso. Quando l'aglio comincia a rosolare gettate da crude in padella prima
le foglie e poi il fiore, sale e pepe per condimento, e via via che, bollendo, si
prosciugano rimestandoli sempre, andateli bagnando con un gocciolo d'acqua calda e, quasi
a cottura completa, col vino bianco. Non potendo darvi di questo piatto le dosi precise
abbiate la pazienza di far qualche prova (ne fo tante io!) per accertarvi del suo gusto
migliore.
436.
CAVOLO RIPIENO
Prendete una grossa palla di cavolo
cappuccio o verzotto, nettatela dalle foglie dure della superficie, pareggiatele il gambo
e datele mezza cottura in acqua salata. Mettetela capovolta a scolare, poi aprite le
foglie ad una ad una fino al grumolo di mezzo e sul medesimo versate il ripieno; tirategli
sopra tutte le foglie per benino, chiudetelo tutto e fategli una legatura in croce.
Il ripieno potete farlo con vitella di
latte stracottata sola, od unita a fegatini e animelle, il tutto tritato fine. Per
aggraziare e render delicato il composto, aggiungete un poco di balsamella, un pizzico di
parmigiano, un rosso d'uovo e l'odore di noce moscata. Terminate di cuocere il cavolo nel
sugo del detto stracotto, aggiungendovi un pezzetto di burro, con fuoco leggiero sotto e
sopra.
Non volendo riempire il cavolo intero, si
possono riempire le foglie più larghe ad una ad una avvolgendole sopra sé stesse a guisa
di tanti rocchi.
Alla balsamella può supplire una midolla
di pane inzuppata nel brodo o nel sugo.
437. CAVOLO BIANCO PER CONTORNO
Prendete una palla di cavolo cappuccio o
verzotto, tagliatela in croce dalla parte del gambo per formarne quattro parti ed ognuna
di queste tagliatela a piccoli spicchi. Tenetelo in molle nell'acqua fresca, e scottatelo
in acqua salata e, tolto dal fuoco, scolatelo bene senza spremerlo. Fate un battuto di
prosciutto e cipolla e mettetelo al fuoco con un pezzo di burro. Quando la cipolla avrà
preso il rosso fermatela con un ramaiuolo di brodo, fate bollire un poco e poi passate il
sugo. In questo sugo rimettete il cavolo con un pezzetto di prosciutto, conditelo con pepe
e poco sale e fatelo bollire adagio per terminare di cuocerlo. Levate il prosciutto e
mandatelo in tavola per contorno al lesso.
438. CAVOLO NERO PER CONTORNO
Levategli le costole dure, lessatelo e
tritatelo fine. Se non avete sugo di carne fate un battutino di prosciutto e cipolla,
mettetelo al fuoco con un pezzetto di burro e quando la cipolla sarà ben rosolata,
bagnatela con un gocciolo di brodo e passate il sugo formatosi. In esso gettate il cavolo,
conditelo con pepe, poco o punto sale, aggiungete un altro pezzetto di burro e altro
brodo, se occorre, e servitelo per contorno al lesso o al coteghino. Alcuni usano per
minestra, di arrostire fette di pane grosse un dito, di strofinarle coll'aglio,
d'intingerle appena nell'acqua in cui ha bollito il cavolo nero, ponendoci sopra il cavolo
stesso, ancora caldo, e condendolo con sale, pepe e olio. Questo, che chiamasi a Firenze
cavolo con le fette, è un piatto da Certosini o da infliggersi per penitenza ad un
ghiottone.
439. FINOCCHI COLLA BALSAMELLA
Prendete finocchi polputi, nettateli
dalle foglie dure, tagliateli a piccoli spicchi, lavateli e scottateli nell'acqua salata.
Metteteli a soffriggere nel burro e, quando l'avranno succhiato, tirateli a cottura intera
col latte. Assaggiateli se stanno bene a sale, poi levateli asciutti e poneteli in un
vassoio che regga al fuoco. Spolverizzateli di parmigiano e copriteli di balsamella.
Rosolateli col fuoco sopra e serviteli col lesso o coll'umido.
440. FINOCCHI PER CONTORNO
Questa ricetta è più semplice della
precedente, ed è egualmente opportuna per contorno al lesso.
Dopo averli tagliati a spicchi e scottati
nell'acqua salata, soffriggeteli nel burro, tirateli a cottura col brodo, legateli con un
pizzico di farina e quando li levate, date loro sapore con un poco di parmigiano.
441.
PATATE ALLA SAUTÉ
Ciò vuol dire, in buono italiano, patate
rosolate nel burro. Sbucciate le patate crude e tagliatele a fette sottili che porrete al
fuoco in una teglia col burro, condendole con sale e pepe. Si addice molto il metterle
sotto la bistecca quando questa si manda in tavola. Si possono anche friggere in padella
coll'olio nella seguente maniera. Se sono patate novelline non occorre sbucciarle; basta
strofinarle con un canovaccio ruvido. Tagliatele a fettine sottilissime e lasciatele
nell'acqua fresca per un'ora circa; poi asciugatele bene fra le pieghe di un canovaccio e
infarinatele. Avvertite di non arrostirle troppo e salatele dopo cotte.
442.
PATATE TARTUFATE
Tagliate a fette sottili delle patate
già mezzo lessate e ponetele a suoli in una tegliettina, intramezzate da tartufi,
anch'essi a fette sottili, e da parmigiano grattato. Aggiungete qualche pezzetto di burro,
sale e pepe, e quando cominciano a grillettare, annaffiatele con brodo o con sugo di
carne. Prima di ritirarle dal fuoco strizzate sulle medesime un po' d'agro di limone e
servitele calde.
443.
PASSATO DI PATATE
Ormai in Italia se non si parla barbaro,
trattandosi specialmente di mode e di cucina, nessuno v'intende; quindi per esser capito
bisognerà ch'io chiami questo piatto di contorno non passato di...; ma purée di... o
più barbaramente ancora patate mâchées.
Patate belle, grosse, farinacee, grammi
500.
Burro, grammi 50.
Latte buono, o panna, mezzo bicchiere.
Sale, quanto basta.
Lessate le patate, sbucciatele e, calde bollenti, passatele per istaccio. Poi mettetele al
fuoco in una cazzaruola coi suddetti ingredienti, lavorandole molto col mestolo onde si
affinino. Si conosce se le patate son cotte bucandole con uno stecco appuntato che deve
passare da parte a parte liberamente.
444.
INSALATA DI PATATE
Benché si tratti di patate vi dico che
questo piatto, nella sua modestia, è degno di essere elogiato, ma non è per tutti gli
stomachi.
Lessate grammi 500 di patate o cuocetele
a vapore, sbucciatele calde, tagliatele a fette sottili e mettetele in un'insalatiera.
Prendete:
Capperi sotto aceto, grammi 30.
Peperoni sotto aceto, n. 2.
Cetriolini sotto aceto, n. 5.
Cipolline sotto aceto, n. 4.
Acciughe salate e pulite, n. 4.
Una costola di sedano lunga un palmo.
Un pizzico di basilico; e tutte queste cose insieme tritatele minutissime e mettetele in
una scodella.
Prendete due uova sode, tritatele egualmente, poi stiacciatele con la lama di un coltello
ed unitele al detto battuto.
Conditelo con olio a buona misura, poco aceto, sale e pepe e, mescolato ben bene,
servitevi di questa poltiglia, divenuta quasi liquida, per condir le patate, alle quali
potete aggiungere, se vi piace, l'odore del regamo.
Questa dose può bastare per sei o sette persone ed è un piatto che può conservarsi
anche per diversi giorni.
445. TORTINO DI ZUCCHINI
Tagliate gli zucchini a tocchetti grossi
poco più delle nocciuole, rosolateli nel burro e conditeli con sale e pepe. Poi versateli
in un vassoio che regga al fuoco, spolverizzateli leggermente di parmigiano in cui avrete
mescolato una presa di noce moscata e copriteli di una balsamella sodettina. Rosolate
alquanto la superficie col coperchio del forno da campagna e serviteli per tramesso o in
compagnia del lesso o di un umido di carne.
446. TORTINO DI PATATE I
Questo piatto, come quello del n. 443,
può servire per tramesso o solo o in compagnia di coteghini e zamponi.
Patate belle, grosse, farinacee, grammi
500.
Burro, grammi 50.
Latte buono, o panna, mezzo bicchiere.
Parmigiano grattato, due cucchiaiate.
Uova, n. 2.
Sale, quanto basta.
Eseguita che avrete la stessa fattura del n. 443, lasciatele diacciare ed aggiungete il
parmigiano e le uova.
Prendete un piatto di rame da pasticcio o
una teglia proporzionata, ungetela col burro, spolverizzatela di pangrattato fine e
versatevi il composto dopo averlo ben mescolato. Dategli la forma di una schiacciata alta
un dito o un dito e mezzo e ponetelo sotto il forno da campagna per rosolarlo. Servitelo
caldo dalla parte sotto stante o superiore, dove è più appariscente. Invece di un
tortino grande potete farne molti dei piccoli, od anche, per dar loro una forma elegante,
porre il composto negli stampini.
447. TORTINO DI PATATE II
Il tortino di patate fatto nel seguente
modo, mi sembra che venga meglio del precedente.
Patate, grammi 500.
Burro, grattami 50.
Farina, grammi 30.
Uova, n. 2.
Parmigiano, due cucchiaiate.
Latte, quanto basta.
Sale, quanto basta.
Fate una balsamella con la detta farina, con la metà del burro e il latte che occorre.
Versate nella medesima le patate già cotte e passate. Lavoratele sopra al fuoco versando
il burro rimanente, il sale e tanto altro latte che basti a farne una pasta non troppo
morbida. Diaccia, aggiungete il resto e rosolate il composto come il precedente.
448. SPINACI PER CONTORNO
Lo spinacio è un erbaggio salubre,
rinfrescante, emolliente, alquanto lassativo e di facile digestione quando è tritato.
Dopo averli lessati e tritati fini colla lunetta si possono cucinare gli spinaci in questi
diversi modi:
l°. Con solo burro, sale e pepe,
aggiungendo un poco di sugo di carne, se lo avete, o qualche cucchiaiata di brodo od anche
di panna.
2°. Con un piccolissimo soffritto di cipolla tritata fine e tirato col burro.
3°. Con solo burro, sale e pepe come i primi, aggiungendo un pizzico di parmigiano.
4°. Con burro, un gocciolo d'olio appena e sugo di pomodoro o conserva.
449. SPINACI DI MAGRO ALL'USO DI ROMAGNA
Lessateli con la sola acqua che grondano
dall'averli tenuti in molle, spremeteli bene e metteteli in umido con un soffritto di
olio, aglio, prezzemolo, sale e pepe, lasciandoli interi ed aggraziandoli con una presa di
zucchero e alcuni chicchi d'uva secca a cui siano stati tolti gli acini.
450.
SPARAGI
Per dare agli sparagi aspetto più bello,
prima di cuocerli, raschiate con un coltello la parte bianca e pareggiate l'estremità del
gambo; poi legateli con uno spago in mazzi non troppo grossi, e perché restino verdi,
salate l'acqua, immergendoli quando bolle forte e facendo vento onde il bollore riprenda
subito. La cottura è giusta allorché gli sparagi cominciano a piegare il capo; ma
accertatevi meglio colle dita se cedono a una giusta pressione, essendo bene che sieno
piuttosto poco che troppo cotti. Quando li levate, gettateli nell'acqua fresca, ma poi
toglieteli subito per servirli caldi come i più li desiderano. Questo erbaggio, prezioso
non solo per le sue qualità diuretiche e digestive, ma anche per l'alto prezzo a cui si
vende, lessato che sia si può preparare in diverse maniere, ma la più semplice e la
migliore è quella comune di condirli con olio finissimo e aceto o agro di limone.
Nonostante, per variare, eccovi altri modi di prepararli, dopo averli lessati a metà.
Metteteli interi a soffriggere alquanto con la parte verde nel burro e, dopo averli
conditi con sale, pepe e un pizzico assai scarso di parmigiano, levateli versandoci sopra
il burro quando avrà preso il rosso. Oppure, dividete la parte verde dalla bianca e,
prendendo un piatto che regga al fuoco, disponeteli in questa guisa: spolverizzatene il
fondo con parmigiano grattato e distendeteci sopra le punte degli sparagi le une accosto
alle altre, conditele con sale, pepe, parmigiano e pezzetti di burro; fate un altro suolo
di sparagi e conditeli al modo istesso proseguendo finché ne avrete; ma andate scarsi a
condimento onde non riescano nauseanti. Gli strati degli sparagi incrociateli come un
fitto graticolato, metteteli sotto a un coperchio col fuoco sopra per scioglierne il
condimento, e serviteli caldi. Se avete sugo di carne, lessateli a metà e tirateli a
cottura con quello, aggiungendo un poco di burro e una leggiera fioritura di parmigiano.
In un fritto misto potete anche servirvi delle punte verdi degli sparagi avvolgendole
nella pastella del n. 156.
Altri e diversi modi di prepararli
vengono indicati nei libri di cucina; ma il più sovente riescono intrugli non graditi dai
buongustai. Nonostante v'indico la salsa del n. 124, che può piacere, se è mandata calda
in tavola in una salsiera a parte, per condire con essa tanto gli sparagi quanto i
carciofi tagliati in quarti e lessati.
Il cattivo odore prodotto dagli sparagi
si può convertire in grato olezzo di viola mammola, versando nel vaso da notte alcune
gocce di trementina.
451. SFORMATO DI ZUCCHINI PASSATI
Zucchini, grammi 600.
Parmigiano, grammi 40.
Uova, n. 4.
Fate un battuto con un quarto di cipolla,
sedano, carota e prezzemolo. Mettetelo al fuoco con olio e quando avrà preso colore
versate gli zucchini tagliati a tocchetti conditi con sale e pepe. Allorché saranno
rosolati tirateli a cottura con acqua, passateli asciutti dallo staccio ed aggiungete il
parmigiano e le uova.
Fate una balsamella con grammi 60 di
burro, due cucchiaiate di farina e 4 decilitri di latte. Mescolate ogni cosa insieme e,
servendovi di uno stampo liscio e bucato, cuocetelo a bagno-maria. Sformatelo caldo,
riempite il vuoto con un umido delicato e servitelo.
Questa dose potrà bastare per otto o
dieci persone
452.
SFORMATO DI FUNGHI
Tutte le qualità di funghi possono fare
al caso; ma io ritengo che i porcini sieno da preferirsi, esclusi però i grossissimi.
Nettateli bene dalla terra e lavateli, poi tritateli minuti alla grossezza di un cece o
anche meno. Metteteli al fuoco con burro, sale e pepe e quando avranno soffritto alquanto,
tirateli a cottura con sugo di carne. Ritirati dal fuoco, legateli con balsamella, uova e
parmigiano e assodate il composto a bagno-maria.
Grammi 600 di funghi in natura con cinque
uova faranno uno sformato bastante per dieci persone.
Servitelo caldo e per tramesso.
453. CAVOLO VERZOTTO PER CONTORNO
Lessatelo a metà, strizzatelo
dall'acqua, tritatelo colla lunetta, mettetelo al fuoco con burro e latte per tirarlo a
cottura e salatelo. Quando sarà ben cotto unitegli della balsamella piuttosto soda; fate
che s'incorpori bene sul fuoco col cavolo e aggiungete parmigiano grattato. Assaggiatelo
per sentire se ha sapore e se è giusto di condimenti e servitelo per contorno al lesso o
a un umido di carne; vedrete che piacerà molto per la sua delicatezza.
454.
INSALATA RUSSA
La così detta insalata russa, ora di
moda nei pranzi, conservatone il carattere fondamentale, i cuochi la intrugliano a loro
piacere. La presente, fatta nella mia cucina, nella sua complicazione, è una delle più
semplici.
Insalata, grammi 120.
Barbabietole, grammi 100.
Fagiuolini in erba, grammi 70.
Patate, grammi 50.
Carote, grammi 20.
Capperi sotto aceto, grammi 20.
Cetriolini sotto aceto, grammi 20.
Acciughe salate, n. 3.
Uova sode, n. 2.
L'insalata, che può essere di due o tre qualità, come sarebbe insalata romana
(lattugoni), radicchio, lattuga, tagliatela a striscioline. Le barbabietole, i fagiuolini,
le patate e le carote pesatele dopo lessate e tagliatele a piccoli dadi grossi meno di un
cece e così pure le chiare e un rosso delle due uova assodate. I capperi lasciateli
interi e i cetriolini tagliateli alla grossezza dei medesimi.
Le acciughe, pulite e toltane la spina,
tagliatele a pezzettini, e fatto tutto questo mescolate ogni cosa insieme.
Ora preparate una maionese (vedi n. 126)
con due rossi crudi e quello sodo rimasto e 2 decilitri di olio sopraffine. Quando sarà
montata aggiungete l'agro di un limone, conditela con sale e pepe e versatela nel detto
miscuglio rimestando bene onde lo investa tutto.
Sciogliete al fuoco tre fogli di colla di
pesce in due dita, di bicchiere, d'acqua dopo di averla tenuta in molle qualche ora e,
sciolta che sia, versatene quanto è grosso un soldo sul fondo di uno stampo liscio e il
resto mescolatelo nel composto che poi verserete nel detto stampo per metterlo in
ghiaccio. Per isformarla facilmente, bagnate lo stampo con acqua calda e se volete darle
un'apparenza più bella ed elegante, quando nello stampo avrete versato lo strato sottile
di colla di pesce, prima d'aggiungere il composto ci potrete fare sopra un ornato a
diversi colori coll'erbaggio, le chiare e il rosso delle uova sode sopraccennate.
Questa dose potrà bastare per otto o
dieci persone.