Principii o antipasto sono propriamente
quelle cosette appetitose che s'imbandiscono per mangiarle o dopo la minestra, come si usa
in Toscana, cosa che mi sembra più ragionevole, o prima, come si pratica in altre parti
d'Italia. Le ostriche, i salumi, tanto di grasso, come prosciutto, salame, mortadella,
lingua; quanto di magro: acciughe, sardine, caviale, mosciame (che è la schiena salata
del tonno), ecc., possono servire da principio tanto soli che accompagnati col burro.
Oltre a ciò i crostini, che vi descriverò qui appresso, servono benissimo all'uopo.
108. CROSTINI DI CAPPERI
Capperi sotto aceto, grammi 50.
Zucchero in polvere, grammi 50.
Uva passolina, grammi 30.
Pinoli, grammi 20.
Candito, grammi 20.
I capperi tritateli all'ingrosso, l'uva
passolina nettatela dai gambi e lavatela bene, i pinoli tagliateli per traverso in tre
parti, il prosciutto foggiatelo a piccolissimi dadi e il candito riducetelo a pezzettini.
Mettete al fuoco, in una piccola cazzaruola, un cucchiaino colmo di farina e due del detto
zucchero e quando questa miscela avrà preso il color marrone, versate nella medesima
mezzo bicchier d'acqua mista a pochissimo aceto. Quando avrà bollito tanto che i grumi
siensi sciolti, gettate nella cazzaruola tutti gli ingredienti in una volta e fateli
bollire per dieci minuti, assaggiandoli nel frattempo, per sentire se il sapore dolce e
forte sta bene; non v'ho precisato la quantità di aceto necessaria, perché tutte le
qualità di aceto non hanno la stessa forza. Quando il composto è ancora caldo
distendetelo sopra fettine di pane fritte in olio buono o semplicemente arrostite appena.
Potete servire questi crostini diacci anche a metà del pranzo, per eccitare l'appetito
dei vostri commensali. Il miglior pane per questi crostini è quello in forma all'uso
inglese.
109. CROSTINI DI TARTUFI
Prendete a preferenza i bastoncini di
pane e tagliateli a fette diagonali: in mancanza di essi preparate fettine di pane a forma
elegante, arrostitele appena e così a bollore ungetele col burro. Sopra di esse
distendete i tartufi preparati nel modo descritto al n. 269 e bagnateli coll'intinto che
resta.
110. CROSTINI DI FEGATINI DI POLLO
Sapete già che ai fegatini va levata la
vescichetta del fiele senza romperla, operazione questa che eseguirete meglio operando
dentro a una catinella d'acqua. Mettete i fegatini al fuoco insieme con un battutino
composto di uno scalogno, e in mancanza di questo di uno spicchio di cipollina bianca, un
pezzetto di grasso di prosciutto, alcune foglie di prezzemolo, sedano e carota, un poco
d'olio e di burro, sale e pepe; ma ogni cosa in poca quantità per non rendere il composto
piccante o nauseante. A mezza cottura levate i fegatini asciutti e, con due o tre pezzi di
funghi secchi rammolliti, tritateli fini colla lunetta. Rimetteteli al fuoco nell'intinto
rimasto della mezza cottura e con un poco di brodo finite di cuocerli, ma prima di
servirvene legateli con un pizzico di pangrattato fine e uniteci un po' d'agro di limone.
Vi avverto che questi crostini devono
esser teneri e però fate il composto alquanto liquido, oppure intingete prima, appena
appena, le fettine di pane nel brodo.
111. CROSTINI DI FEGATINI DI POLLO CON LA SALVIA
Fate un battutino con pochissima cipolla
e prosciutto grasso e magro. Mettetelo al fuoco con un pezzetto di burro e quando sarà
ben rosolato gettateci i fegatini tritati fini insieme con delle foglie di salvia (quattro
o cinque per tre fegatini potranno bastare). Conditeli con sale e pepe e, tirato che
abbiano l'umido, aggiungete un altro poco di burro e legateli con un cucchiaino di farina;
poi bagnateli col brodo per cuocerli, ma prima di ritirarli dal fuoco versateci tre o
quattro cucchiaini di parmigiano grattato e assaggiateli se stanno bene di condimento.
I crostini formateli di midolla di pane
raffermo, grossi poco meno di un centimetro e spalmateli generosamente da una sola parte
col composto quando non sarà più a bollore. Dopo diverse ore, allorché sarete per
servirli, o soli o per contorno all'arrosto, frullate un uovo misto a un gocciolo d'acqua
e, prendendo i crostini a uno a uno, fate loro toccar la farina dalla sola parte del
composto, poi immergeteli nell'uovo e buttateli in padella dalla parte del composto
medesimo.
112. CROSTINI DI BECCACCIA
Sbuzzate le beccacce e levatene le
interiora gettando via soltanto la estremità del budello che confina coll'ano. Unite alle
medesime i ventrigli, senza vuotarli; qualche foglia di prezzemolo e la polpa di due
acciughe per ogni tre interiora. Sale non occorre. Tritate il tutto ben fine colla
lunetta, poi mettetelo al fuoco con un pezzetto di burro e una presa di pepe, bagnandolo
con sugo di carne.
Spalmate con questo composto fettine di
pane a forma gentile, arrostite appena, e mandate questi crostini in tavola accompagnati
dalle beccacce che avrete cotto arrosto con qualche ciocchettina di salvia e fasciate con
una fetta sottile di lardone.
113.
CROSTINI DIVERSI
Il pane che meglio si presta per questi
crostini è quello bianco fine, in forma, all'uso inglese. Non avendone, prendete pane di
un giorno, con molta midolla, e riducetelo a fette quadre, grosse un centimetro, che
spalmerete co' seguenti composti ridotti come ad unguento:
CROSTINI DI CAVIALE. Tanto caviale e
tanto burro mescolati insieme; e se il caviale è duro lavorateli un poco al fuoco, con un
mestolo, a moderato calore.
Se invece del burro vorrete servirvi di
olio, aggiungete qualche goccia d'agro di limone e immedesimate bene i tre ingredienti.
CROSTINI DI ACCIUGHE. Lavate le acciughe
e togliete loro la spina e le lische; poi tritatele colla lunetta, aggiungete burro in
proporzione, e stiacciate il composto con la lama di un coltello da tavola per ridurlo una
pasta omogenea.
CROSTINI DI CAVIALE, ACCIUGHE E BURRO. Mi
servirei delle seguenti proporzioni, salvo a modificarle secondo il gusto:
Burro, grammi 60.
Caviale, grammi 40.
Acciughe, grammi 20.
Fate un miscuglio di tutto e lavoratelo per ridurlo fine e liscio.
114.
SANDWICHS
Possono servir di principio alla
colazione o di accompagnamento a una tazza di the. Prendete pane finissimo di un giorno, o
pane di segale, levategli la corteccia e tagliatelo a fettine grosse mezzo centimetro e
all'incirca lunghe 6 e larghe 4. Spalmatele di burro fresco da una sola parte e
appiccicatele insieme mettendovi framezzo una fetta sottile o di prosciutto cotto grasso e
magro, o di lingua salata.
115. CROSTINI DI FEGATINI E ACCIUGHE
Fegatini di pollo, n. 2.
Acciughe, n. 1.
Cuocete i fegatini nel burro e quando
l'avranno tirato bagnateli con brodo; unite una presa di pepe, ma punto sale. Quando sono
cotti tritateli fini insieme coll'acciuga lavata e nettata; poi rimettete il battuto nel
tegamino dove sono stati cotti i fegatini, aggiungete un altro po' di burro, scaldate il
composto al fuoco senza farlo bollire, e spalmate con esso delle fettine di midolla di
pane fresco.
116.
CROSTINI DI MILZA
Milza di castrato, grammi 120.
Acciughe, n. 2.
Levate la pelle alla milza e cuocetela
col burro e sugo di carne. In mancanza di questo, servitevi di un battutino di poca
cipolla, olio, burro, sale, pepe e spezie per condimento. Tritate poi ben fine questi
ingredienti insieme colle acciughe, rimetteteli al fuoco nell'intinto che resta, unendovi
un cucchiaino di pangrattato per legarli insieme, e, senza farli più bollire, spalmate
con essi delle fettine di pane, fatte prima asciugare al fuoco senz'arrostire ed unte col
burro.
117.
CROSTINI FIORITI
Questi crostini sono di facile fattura,
belli a vedersi e discretamente buoni.
Tagliate della midolla di pane finissimo
alla grossezza di un centimetro, dandole la forma di mandorle o di quadretti. Spalmateli
di burro fresco e distendeteci sopra due o tre foglie di prezzemolo, contornandole con
filetti di acciuga, in forma di biscioline.
118. BACCALÀ MONTEBIANCO
Com'è bizzarra la nomenclatura della
cucina! Perché montebianco e non montegiallo, come apparisce dal suo colore quando questo
piatto è formato? E i Francesi come hanno potuto, facendosi belli di un traslato de' più
arditi, stiracchiare il vocabolo corrispondente in Brandade de morue? Brandade, dicono
essi, deriva da brandir, muovere, scuotere, vibrare una spada, un'alabarda, una lancia ed
armi simili, e infatti qui si brandisce; ma che cosa? Un povero mestolo di legno. Non si
può negare che i Francesi non sieno ingegnosi in tutto!
Comunque sia, è un piatto che merita
tutta la vostra attenzione, perché il baccalà così trattato perde la sua natura
triviale e diventa gentile in modo da poter figurare, come principio o tramesso, in una
tavola signorile.
Baccalà polputo, ammollito, grammi 500.
Olio sopraffino, grammi 200.
Panna o latte eccellente, decilitri l.
La detta quantità nettata dalla spina,
dalle lische, dalla pelle e dai nerbetti, che si presentano come fili, rimarrà al pulito
grammi 340 circa.
Dopo averlo così curato, pestatelo nel
mortaio e poi ponetelo in una cazzaruola, insieme con la panna, sopra a un fuoco non
troppo ardente, rimestando continuamente. Quando avrà assorbito la panna, o latte che
sia, cominciate a versar l'olio a centellini per volta, come fareste per la maionese,
sempre lavorandolo molto con l'arma brandita, cioè col mestolo, onde si affini e non
impazzisca. Levatelo quando vi parrà cotto al punto e servitelo freddo con un contorno di
tartufi crudi tagliati a fette sottilissime, oppure con crostini di pane fritto, o
crostini di caviale. Se è venuto bene non deve ributtar l'olio quando è nel piatto.
Questa quantità potrà bastare per otto
persone.