Non per farmene bello, ma per divertire
il lettore ed appagare il desiderio di un incognito, che si firma un ammiratore, pubblico
la seguente lettera giuntami il 14 luglio 1906, da Portoferraio, mentre stavo correggendo
in questo punto le bozze di stampa della decima edizione.
Stimat.mo Sig. Artusi,
Un poeta mi regala un esemplare del suo bel libro La scienza in cucina, aggiungendovi
alcuni versi, che le trascrivo, perché possano servirle in caso di una nuova ristampa,
che le auguro prossima.
Ecco i versi:
Della salute è questo il breviario,
L'apoteosi è qui della papilla:
L'uom mercè sua può viver centenario
Centellando la vita a stilla a stilla.
Il solo gaudio uman (gli altri son giuochi)
Dio lo commise alla virtù de' cuochi;
Onde sé stesso ogni infelice accusi
Che non ha in casa il libro dell'Artusi;
E dieci volte un asino si chiami
Se a mente non ne sa tutti i dettami.
UN AMMIRATORE
637.
TORTA DI NOCI
Noci sgusciate, grammi 140.
Zucchero in polvere, grammi 140.
Cioccolata in polvere o grattata, grammi 140.
Cedro candito, grammi 20.
Uova, n. 4.
Odore di zucchero vanigliato.
Pestate fini in un mortaio le noci
insieme collo zucchero, poi versatele in un vaso per aggiungervi la cioccolata, l'odore
della vainiglia, le uova, ponendo prima i rossi e poi le chiare montate, e per ultimo il
candito tritato minutissimo.
Prendete una teglia ove il dolce non
riesca più alto di due dita, imburratela e cospargetela di pangrattato per cuocerla al
forno o al forno da campagna a moderato calore. Dai miei commensali questo è stato
giudicato un dolce squisito.
638.
TORTA DI RISO
Latte, un litro.
Riso, grammi 200.
Zucchero, grammi 150.
Mandorle dolci con 4 amare, grammi 100.
Cedro candito, grammi 30.
Uova intere, n. 3.
Rossi d'uovo, n. 5.
Odore di scorza di limone.
Una presa di sale.
Le mandorle sbucciatele e pestatele nel
mortaio con due cucchiaiate del detto zucchero.
Il candito tagliatelo a piccolissimi
dadi.
Cuocete il riso ben sodo nel latte,
versateci dopo il condimento e, quando sarà diaccio, le uova. Mettete il composto in una
teglia unta col burro e spolverizzata di pangrattato, assodatelo al forno o tra due
fuochi, il giorno appresso tagliate la torta a mandorle e solo quando la mandate in tavola
spolverizzatela di zucchero a velo.
639.
TORTA DI RICOTTA
Questa torta riesce di gusto consimile al
Budino di ricotta n. 663, ma più delicata ed è il dolce che si imbandisce di preferenza
alle nozze dei contadini in Romagna e che, per merito, può dar molti punti a tanti dolci
raffazzonati dai pasticcieri.
Ricotta, grammi 500.
Zucchero, grammi 150.
Mandorle dolci, grammi 150.
Dette amare, n. 4 o 5.
Uova intere, n. 4; rossi, n. 4.
Odore di vainiglia.
Si prepara come il detto Budino n. 663;
ma le mandorle, dopo pestate con una chiara d'uovo, è bene passarle per istaccio. Ungete
abbondantemente una teglia col lardo e rivestitela di una sfoglia di pasta matta, n. 153,
e sopra alla medesima versate il composto alla grossezza di un dito e mezzo all'incirca,
cuocendolo fra due fuochi o nel forno. Raccomando il calore moderatissimo e la precauzione
di un foglio sopra unto col burro, perché la bellezza di questa torta è che sia cotta in
bianco. Quando sarà ben diaccia tagliatela a mandorle in modo che ogni pezzo abbia la sua
pasta matta sotto, la quale si mangia o no secondo il piacer d'ognuno, essendosi essa
usata al solo scopo di ornamento e di pulizia.
Potrà bastare per dodici o più persone.
640. TORTA DI ZUCCA GIALLA
Questa torta si fa d'autunno o d'inverno,
quando la zucca gialla si trova in vendita dagli ortolani.
Zucca, chilogrammi l.
Mandorle dolci, grammi 100'.
Zucchero, grammi 100.
Burro, grammi 30.
Pangrattato, grammi 30.
Latte, mezzo litro.
Uova, n. 3.
Una presa di sale.
Odore di cannella in polvere.
Sbucciate la zucca, pulitela dai
filamenti superficiali e grattatela sopra un canovaccio. Prendete le quattro punte di
questo per raccoglierla insieme e strizzatela in modo da toglierle buona parte
dell'acquosità che contiene. Il chilogrammo si ridurrà a circa 300 grammi. Mettetela
allora a bollire nel latte fino a cottura, che si può ottenere dai 25 ai 40 minuti,
secondo la qualità della zucca. Pestate frattanto le mandorle, già sbucciate, insieme
collo zucchero, in un mortaio, riducendole finissime, e quando la zucca è cotta uniteci
tutti gl'ingredienti meno le uova, che aggiungerete quando il composto è diaccio. Pel
resto regolatevi come per la Torta di ricotta del numero precedente.
641.
TORTA DI PATATE
Trattandosi di patate, non ridete del
nome ampolloso perché come vedrete alla prova, non è demeritato. Se i vostri commensali
non distinguono al gusto l'origine plebea di questa torta, occultatela loro, perché la
deprezzerebbero.
Molta gente mangia più con la fantasia
che col palato e però guardatevi sempre dal nominare, almeno finché non siano già
mangiati e digeriti, que' cibi che sono in generale tenuti a vile per la sola ragione che
costano poco o racchiudono in sé un'idea che può destar ripugnanza; ma che poi, ben
cucinati o in qualche maniera manipolati, riescono buoni e gustosi. A questo proposito vi
racconterò che trovandomi una volta ad un pranzo di gente famigliare ed amica, il nostro
ospite, per farsi bello, all'arrosto, scherzando, uscì in questo detto: "Non potrete
lagnarvi che io non vi abbia ben trattati quest'oggi; perfino tre qualità di arrosto:
vitella di latte, pollo e coniglio". Alla parola coniglio diversi dei commensali
rizzarono il naso, altri rimasero come interdetti, ed uno di essi, intimo della famiglia,
volgendo lo sguardo con orrore sul proprio piatto, rispose: "Guarda quel che ti è
venuto in capo di darci a mangiare! almeno non lo avessi detto! mi hai fatto andar via
l'appetito".
A un'altra tavola essendo caduto per caso
il discorso sulla porchetta (un maiale di 50 a 60 chilogrammi, sparato, ripieno di aromi e
cotto intero nel forno), una signora esclamò: "Se io avessi a mangiare di quella
porcheria non sarebbe possibile". il padrone di casa piccato dell'offesa che si
faceva a un cibo che nel suo paese era molto stimato, convitò la signora per un'altra
volta e le imbandì un bel pezzo di magro di quella vivanda. Essa non solo la mangiò, ma
credendola fosse vitella di latte, trovava quell'arrosto di un gusto eccellente. Molti
altri casi consimili potrei narrare; ma non voglio tacere di un signore che giudicando
molto delicata una torta, ne mangiò per due giorni; saputo poi ch'ella era composta di
zucca gialla non ne mangiò più non solo, ma la guardava bieco come se avesse ricevuto da
lei una grave offesa.
Eccovi la ricetta:
Patate grosse e farinacee, grammi 700.
Zucchero, grammi 150.
Mandorle dolci con tre amare, grammi 70.
Uova, n. 5.
Burro, grammi 30.
Una presa di sale.
Odore di scorza di limone.
Lessate le patate (meglio cotte a
vapore), sbucciatele e passatele dallo staccio quando sono ancora ben calde. Sbucciate e
pestate finissime, insieme collo zucchero, le mandorle, versatele nelle patate cogli altri
ingredienti, lavorando il tutto con un mestolo per un ora intera e aggiungendo le uova una
alla volta e il burro sciolto.
Versate il composto in una teglia unta di
lardo o burro ed aspersa di pangrattato, cuocetela in forno e servitela diaccia.
642.
TORTA MILANESE
Per la stranezza della sua composizione
sono stato a lungo incerto se dovevo farvi conoscere questa torta, la quale non ha
bastanti meriti per figurare in una tavola signorile e per piatto di famiglia è alquanto
costoso. Non è per altro da disprezzarsi, e siccome potrebbe anche piacere, come so che
piace a una famiglia di mia conoscenza, che la fa spesse volte, ve la descrivo.
Carne tutta magra lessa o arrosto, di
manzo o di vitella, netta da pelletiche o tenerume, grammi 200.
Cioccolata, grammi 100.
Zucchero, grammi 100.
Burro, grammi 50.
Pinoli, grammi 50.
Uva sultanina, grammi 50.
Cedro candito a pezzettini, grammi 25.
La carne tritatela finissima con la lunetta.
I pinoli tostateli.
L'uva tenetela alquanto in molle nella
marsala e levatela asciutta prima di usarla.
Mettete la carne a soffriggere nel detto
burro, rimestandola continuamente onde non si attacchi, e quando avrà preso un colore
alquanto rossiccio levatela dal fuoco per lasciarla diacciare.
Sciogliete al fuoco la detta cioccolata,
grattata o a pezzetti, in tre cucchiaiate d'acqua, e sciolta che sia uniteci lo zucchero e
poi versatela nella carne, aggiungendovi i pinoli, l'uva e il candito e mescolando il
tutto.
Ora formate una pasta frolla per
rinchiudervi la torta come appresso:
Farina di grano, grammi 170.
Farina di granturco, grammi 80.
Zucchero a velo, grammi 80.
Burro, grammi 70.
Lardo vergine, grammi 25.
Un uovo.
Vino bianco o marsala, quanto basta per
poterla intridere.
Prendete una teglia proporzionata ove il
composto non riesca più alto di un dito, ungetela col burro o col lardo, e con una
sfoglia sotto ed un'altra sopra, quest'ultima tirata col matterello rigato, chiudetelo in
mezzo.
Dorate la superficie col rosso d'uovo,
cuocetela al forno o al forno da campagna e servitela diaccia.
643.
TORTA DI SEMOLINO
Latte, un litro.
Semolino di grana fine, grammi 130.
Zucchero, grammi 130.
Mandorle dolci con tre amare, grammi 100.
Burro, grammi 20.
Uova, n. 4.
Raschiatura di un limone.
Una presa di sale.
Sbucciate le mandorle nell'acqua calda e
pestatele finissime in un mortaio con tutto lo zucchero, che metterete a una cucchiaiata
per volta.
Cuocete il semolino nel latte e prima di
ritirarlo dal fuoco aggiungete il burro e le mandorle, le quali, per essere mescolate allo
zucchero, si sciolgono facilmente. Poi salatelo ed aspettate che sia tiepido per unirvi le
uova frullate a parte. Versate il composto in una teglia unta di burro, aspersa di
pangrattato e di grandezza tale che la torta risulti alta un dito e mezzo o al più due.
Mettetela in forno o nel forno da campagna, sformatela diaccia e servitela tutta intera o
tagliata a mandorle.
644. TORTA DI PANE BRUNO ALLA TEDESCA
Una torta che merita e vi consiglio a
provarla.
Mandorle dolci, grammi 125.
Zucchero, grammi 125.
Cognac, cucchiaiate n. 4.
Corteccia di pane di segala grattato, cucchiaiate colme n. 3.
Uova, n. 5.
Prima lavorate lo zucchero con due delle
dette uova intere, poi aggiungete le mandorle sbucciate e pestate fini con una cucchiaiata
del detto zucchero; tornate a lavorare il composto, indi versate il pangrattato e tre
rossi, in ultimo il cognac. Montate le tre chiare rimaste ed unitele. Preparate una teglia
proporzionata, ungetela col burro e aspergetela di zucchero a velo e farina. Dopo averla
cotta al forno o al forno da campagna copritela con una crosta tenera come quella del n.
645, oppure con un intonaco di cioccolata in questa maniera:
Mettete al fuoco grammi 30 di burro e
grammi 100 di cioccolata a pezzetti e quando sarà bene sciolta aggiungete grammi 30 di
zucchero a velo e distendete il composto sul dolce quando non sarà più a bollore.
Se non temessi di seccare il lettore, qui
verrebbe opportuna un'altra digressione sulla cucina tedesca.
Mi resterà memorabile finché vivo il
trattamento della tavola rotonda di un grande albergo ai bagni di Levico. Cominciando dal
fritto o dal lesso fino all'arrosto inclusivo tutti i piatti nuotavano in un abbondante
sugo sempre eguale, dello stesso gusto e sapore, con qual delizia dello stomaco potete
immaginarlo e, come se ciò fosse poco al suo tormento, quei piatti spesso spesso venivano
in tavola accompagnati da un timballo di capellini, - di capellini, capite! - che in
questo modo devono sottostare a doppia e lunga cottura: un vero impiastro.
Quanta differenza dal gusto nostro! Ai
capellini in brodo il mio cuoco ha l'ordine di far alzare appena il bollore, ed io li
prevengo aspettandoli in tavola.
La cucina italiana, che può rivaleggiare
con la francese, e in qualche punto la supera, per la grande affluenza oggigiorno di
forestieri in Italia che, si vuole, vi lascino da trecento milioni all'anno e, secondo
calcoli approssimativi, con un crescendo eccezionale di altri duecento milioni in oro
nell'anno santo 1900, va a perdere, a poco a poco, in questo miscuglio turbinoso di popoli
viaggianti, il suo carattere particolare e questa modificazione nel vitto già è
cominciata a manifestarsi più specialmente nelle grandi città e nei luoghi più battuti
dai forestieri. Ebbi a persuadermene di recente a Pompei, ove, entrato con un mio compagno
di viaggio in un ristoratore in cui ci aveva preceduto una comitiva di tedeschi, uomini e
donne, ci fu servito il medesimo trattamento di loro. Venuto poi il padrone a chiederci
gentilmente se noi eravamo rimasti contenti, io mi permisi di fargli qualche osservazione,
sullo sbrodolo nauseoso dei condimenti ed ei mi rispose: "Bisogna bene che la nostra
cucina appaghi il gusto di questi signori forestieri, essendo quelli che ci danno il
guadagno". Forse per la stessa ragione, sento dire che la cucina bolognese ha subíto
delle variazioni e non è più quella famosa di una volta.
645.
TORTA TEDESCA
Eccovi un'altra torta della stessa
nazione e buona anche questa, anzi eccellente.
Raccontavano i nostri nonni che quando,
sullo scorcio del XVIII secolo, i Tedeschi invasero l'Italia, avevano nei loro costumi
qualche cosa del bruto; e facevano inorridire a vederli preparare, ad esempio, un brodo
colle candele di sego che tuffavano in una pentola d'acqua a bollore, strizzandone i
lucignoli; ma quando nel 1849 sfortunatamente ci ricascarono addosso, furono trovati assai
rinciviliti e il sego non era visibile che ne' grandi baffi delle milizie croate col quale
li inzafardavano, facendoli spuntare di qua e di là dalle gote, lunghi un dito e ritti
interiti. Però, a quanto dicono i viaggiatori, una predilezione al sego predomina ancora
nella loro cucina, la quale dagl'Italiani è trovata di pessimo gusto e nauseabonda per
untumi di grasso d'ogni specie e per certe minestre sbrodolone che non sanno di nulla. Al
contrario tutti convengono che i dolci in Germania si sanno fare squisiti e voi stessi
potrete, così alto alto, giudicare del vero, da questo che vi descrivo e dagli altri del
presente trattato che portano il battesimo di quella nazione.
Zucchero, grammi 250.
Farina, grammi 125.
Mandorle dolci, grammi 125.
Burro, grammi 100.
Cremor di tartaro, grammi 15.
Bicarbonato di soda, grammi 5.
Rossi d'uovo, n. 8.
Chiare, n. 5.
Odore di vainiglia.
Le mandorle sbucciatele, asciugatele bene
al sole o al fuoco e pestatele finissime in un mortaio con una delle dette chiare.
Lavorate prima il burro da solo con un mestolo, rammorbidendolo un poco d'inverno a
bagnomaria, aggiungete i rossi ad uno ad uno, indi lo zucchero e lavorate queste cose
insieme almeno mezz'ora. Unite al composto le mandorle e rimestate ancora, poi le quattro
chiare montate e la farina fatta cadere da un vagliettino, mescolando adagio. Per ultimo
versate le polveri che servono per rendere il dolce più soffice e più leggiero e
cuocetelo al forno in una teglia, non troppo piena, unta col burro diaccio e spolverizzata
di zucchero a velo e di farina.
Per isciogliere bene le mandorle nel
composto non vi è altro mezzo che versare una porzione di questo sopra le medesime,
macinandole col pestello.
Ora che è fatta la cappa bisogna pensare
al cappuccio, che è una crosta tenera che le si distende al disopra. Occorre per la
medesima:
Burro, grammi 100.
Zucchero a velo, grammi 100.
Caffè in polvere, grammi 30.
Fate bollire la detta polvere in
pochissima acqua per ottenere due o tre cucchiaiate soltanto di caffè chiaro, ma
potentissimo. Lavorate il burro per circa mezz'ora, rammorbidito d'inverno a bagno-maria,
girando il mestolo sempre per un verso; aggiungete lo zucchero e lavoratelo ancora molto,
per ultimo il caffè a mezzi cucchiaini per volta arrestandovi quando sentite che il gusto
del caffè è ben pronunziato. Versate il composto sopra la torta quando sarà diaccia e
distendetelo pari pari con un coltello da tavola; ma per averlo bene eguale ed unito
passategli sopra a poca distanza una paletta infocata.
A vostra norma, questa crosta di gusto
delicatissimo, deve avere il colore del caffè latte. Al caffè, volendo, si può
sostituire la cioccolata infusa, come quella descritta nella torta precedente, di pane
bruno alla tedesca.
646. TORTA DI MANDORLE E CIOCCOLATA
Per chi ama la cioccolata, questa, se non
m'inganno, è una torta squisita.
Mandorle, grammi 150.
Zucchero, grammi 150.
Cioccolata, grammi 100.
Farina di patate, grammi 60.
Burro, grammi 50.
Latte, decilitri 3.
Uova, n. 4.
Odore di vainiglia.
Le mandorle sbucciatele, asciugatele bene
al sole o al fuoco e pestatele finissime nel mortaio insieme con un terzo del detto
zucchero. Fate un intriso al fuoco col detto burro, la farina di patate e il latte versato
a poco per volta. Quando sarà giunto a consistenza versate la cioccolata grattata, lo
zucchero rimasto e, dopo essersi sciolti bene l'uno e l'altra, aggiungete le mandorle
pestate, rimestando continuamente. Quando il composto sarà bene amalgamato dategli
l'odore collo zucchero vanigliato e lasciatelo diacciare per unirvi le uova frullate a
parte.
Con grammi 100 di farina fate la pasta
matta del n. 153 e con la medesima, regolandovi come nella Torta di ricotta n. 639,
versatela in una teglia ove riesca della grossezza di oltre un dito, per cuocerla nel
forno da campagna. Va tagliata a mandorle come quella, quando sarà ben diaccia.
647. PASTICCINI DI PASTA BEIGNET COPERTI DI CIOCCOLATA
Servitevi della ricetta n. 631, ma
teneteli più piccoli onde ottenerne da 20 a 23. Riempiteli con crema, o panna montata, o
conserva di frutte.
Frullate nella cioccolatiera sul fuoco
questo composto:
Cioccolata, grammi 120.
Zucchero in polvere, grammi 50.
Acqua, decilitri l.
Quando sarà ben frullato, come la
cioccolata che si serve in tazza, versatelo così a bollore sui pasticcini a suolo per
suolo che disporrete in bella mostra sopra un vassoio ove facciano la colma.
È un piatto che è bene farlo il giorno
stesso che deve esser servito, perché altrimenti indurisce.
Questa dose potrà bastare per sei
persone.
648.
DOLCE ROMA
Un signore, che non ho il bene di
conoscere, ebbe la gentilezza di mandarmi da Roma questa ricetta, della quale gli sono
grato sì perché trattasi di un dolce di aspetto e di gusto signorile e sì perché era
descritto in maniera da farmi poco impazzire alla prova. C'era però una lacuna da
riempire, e cioè di dargli un nome, ché non ne aveva; ed io, vista la nobile sua
provenienza, ho creduto mio dovere metterlo in compagnia del Dolce Torino e del Dolce
Firenze, dandogli il nome della città che un giorno riempirà di fama il mondo come in
antico. Scegliete mele di qualità fine, non troppo mature e di media grossezza. Pesatene
600 grammi, che non potranno essere più di cinque o sei di numero; levate loro il torsolo
col cannello di latta e sbucciatele. Poi mettetele a cuocere con decilitri due di vino
bianco alcoolico e gr. 130 di zucchero, avvertendo che non si rompano bollendo e
voltandole, e che non passino troppo di cottura. Levatele asciutte, collocatele col foro
verticale in un vaso decente da potersi portare in tavola e che regga al fuoco, e
versatevi sopra una crema fatta con:
Latte, decilitri n. 4.
Rossi d'uovo, n. 3.
Zucchero, grammi 70.
Farina, grammi 20.
Odore di zucchero vanigliato.
Ora montate con la frusta le tre chiare
rimaste, quando saranno ben sode uniteci grammi 20 di zucchero a velo e con queste coprite
la crema; indi ponete il dolce nel forno da campagna, o soltanto sul fornello del focolare
col solo coperchio del medesimo, con fuoco sopra e poco sotto per rosolare la superficie,
e prima di mandarlo in tavola spalmatelo mediante un pennello col sciroppo ristretto
rimasto dalla cottura delle mele.
Potrà bastare per sette od otto persone.
649.
DOLCE TORINO
Formate questo dolce sopra un vassoio o
sopra un piatto e dategli la forma quadra.
Savoiardi, grammi 100.
Cioccolata, grammi 100.
Burro fresco, grammi 100.
Zucchero a velo, grammi 70.
Un rosso d'uovo.
Latte, cucchiaiate n. 2.
Odore di zucchero vanigliato.
Tagliate i savoiardi in due parti per il
lungo e bagnateli col rosolio, oppure, il che sarebbe meglio, metà col rosolio e metà
con l'alkermes, per poterli alternare onde facciano più bella mostra. Lavorate dapprima
il burro con lo zucchero e il rosso d'uovo; ponete al fuoco la cioccolata, grattata o a
pezzetti, col latte, e quando sarà bene sciolta versatela calda nel burro lavorato,
uniteci l'odore e formate così una poltiglia mescolando bene.
Disponete sul vassoio un primo strato dei
detti savoiardi e spalmateli leggermente con la detta poltiglia; indi sovrapponete un
altro strato di savoiardi, poi un terzo strato ancora, spalmandoli sempre leggermente. Il
resto della poltiglia versatelo tutto sopra ed ai lati pareggiandolo meglio che potete. Il
giorno dopo, prima di servirlo, lisciatelo tutto alla superficie con la lama di un
coltello scaldata al fuoco, e in pari tempo, piacendovi, ornatelo con una fioritura di
pistacchi oppure di nocciuole leggermente tostate, gli uni e le altre tritate finissime.
Grammi 40 di nocciuole pesate col guscio o grammi 15 di pistacchi potranno bastare. Già
saprete che questi semi vanno sbucciati coll'acqua calda.
È una dose per sei o sette persone.
650.
DOLCE FIRENZE
Avendolo trovato nell'antica e bella
città dei fiori senza che alcuno siasi curato di dargli un nome, azzarderò chiamarlo
dolce Firenze; e se, per la sua modesta natura, esso non farà troppo onore alla illustre
città, può scusarsi col dire: Accoglietemi come piatto da famiglia e perché posso
indolcirvi la bocca con poca spesa.
Zucchero, grammi 100.
Pane sopraffino, grammi 60.
Uva sultanina, grammi 40.
Uova, n. 3.
Burro, quanto basta.
Latte, mezzo litro.
Odore di scorza di limone.
Il pane tagliatelo a fette sottili,
arrostitele leggermente, imburratele calde da ambedue le parti e collocatele in un vaso
concavo e decente da potersi portare in tavola. Sopra le fette del pane spargete l'uva e
la buccia grattata del limone. Frullate bene le uova in un pentolo con lo zucchero, poi
uniteci il latte e questo miscuglio versatelo nel vaso sopra gl'ingredienti postivi, senza
toccarli. Per cuocerlo posate il vaso sopra un fornello del focolare con poco fuoco,
copritelo col coperchio del forno da campagna col fuoco sopra, e servitelo caldo.
Potrà bastare per cinque persone.
651. SFORMATO COGLI AMARETTI COPERTO DI ZABAIONE
Amaretti, grammi 100.
Zucchero, grammi 100.
Farina di patate, grammi 80.
Latte, mezzo litro.
Uova, n. 3.
Ponete lo zucchero e la farina di patate
in una cazzaruola e versateci il latte diaccio a poco per volta, mescolando.
Pestate gli amaretti nel mortaio per
ridurli in polvere, e se per la loro qualità ciò non avviene, bagnateli con un gocciolo
di latte, passateli dallo staccio e indi uniteli al composto che metterete al fuoco per
assodarlo. Tolto dal fuoco, quando sarà tiepido versateci le uova, prima i rossi, poi le
chiare montate. Ungete col burro diaccio uno stampo col buco in mezzo e versateci il
composto per cuocerlo nel forno da campagna; cotto che sia riempitelo e copritelo con lo
zabaione del n. 684 e mandatelo in tavola.
652. SFORMATO DI FARINA DOLCE
Un signore di Barga di onorevole casato,
che non ho il piacere di conoscere personalmente, invaghito (com'egli dice), per bontà
sua, di questo mio libro, ha voluto gratificarsi meco, mandandomi la presente ricetta che
credo meritevole di essere pubblicata ed anche lodata.
Farina dolce, ossia di castagne, grammi
200.
Cioccolata, grammi 50.
Zucchero, grammi 30.
Burro, grammi 25.
Cedro candito, grammi 20.
Mandorle dolci, n. 12 e qualche pistacchio
Latte, mezzo litro.
Uova, n. 3.
Panna montata coll'odore di vainiglia, grammi 150.
Prima sbucciate le mandorle e i
pistacchi; questi tagliateli a metà, quelle a filetti o a pezzetti e tostatele. Anche il
candito foggiatelo a pezzettini.
Sciogliete al fuoco la cioccolata in un
decilitro del detto latte, poi uniteci lo zucchero e il burro e lasciatela da parte.
Ponete la farina in un tegame e versateci
il resto del latte a poco per volta, mescolando bene onde non si formino bozzoli; poi
unitela alla cioccolata e mettete il composto al fuoco per cuocerlo.
Cotto che sia lasciatelo freddare per
aggiungere le uova, prima i rossi, poi le chiare montate, e per ultimo le mandorle, i
pistacchi e il candito.
Ora prendete uno stampo col buco in
mezzo, ungetelo col burro diaccio e versateci il composto per assodarlo a bagno-maria.
Prima di sformarlo contornatelo tutto di ghiaccio trito frammisto a sale per gelarlo, e
mandatelo in tavola col ripieno della panna surricordata.
Potrà bastare per sette od otto persone.
653. DOLCE DI MARRONI CON PANNA MONTATA
Marroni sani e grossi una trentina circa,
grammi 500.
Zucchero a velo, grammi 130.
Cioccolata, grammi 60.
Rosolio di cedro, cucchiaiate n. 3.
Cuocete i marroni nell'acqua come fareste
per le ballotte, sbucciateli e passateli caldi. La cioccolata riducetela in polvere e poi
con tutti gl'ingredienti formate un impasto. Prendete un piatto grande, tondo e decente,
collocateci in mezzo un piattino da caffè rovesciato e con lo staccio di crine sopra
passate tutto il composto girando via via il piatto onde venga distribuito egualmente.
Compita l'operazione, levate in bel, modo, nettandolo, il piattino da caffè ed il vuoto
che resta in mezzo riempitelo con grammi 300 di panna montata.
È tanto da poter bastare ad otto
persone.
654. BISCOTTINI PUERPERALI
Il sesso che, a buon diritto, porta il
titolo di gentile, non tanto per la gentilezza delle maniere quanto per quel delicato
senso morale che lo rende naturalmente proclive a tutto ciò che può recare un vantaggio,
un conforto all'umanità, ha molto contribuito a che l'elenco delle mie ricette riuscisse
più copioso e svariato.
Una signora di Conegliano mi scrive,
quasi meravigliandosi, che non ha trovato nel mio libro la pinza dell'Epifania e (non
ridete) i biscottini puerperali; due cose, secondo lei, di non poca importanza. Racconta
la detta signora che la sera della vigilia di quella festa, in tutte le colline e la
pianura della bella Conegliano, i componenti di ogni famiglia di contadini, dopo aver
fatto fuochi e grandi baldorie nell'aia del podere e recitate orazioni per invocare dal
Cielo ubertoso il futuro raccolto, si ritirano in casa, tutti felici e contenti, ove li
aspetta la pinza sotto il camin annaffiata con del buon vin.
Mentre quei buoni contadini mangiano la
pinza, - che per essere, più che ad altri, dicevole a quelle genti e a quel clima, io non
descrivo, - secondo i dettami della signora rivolgerò le mie cure ai biscottini
puerperali, perché essa li giudica nutrienti e delicati, opportuni a riparare la
spossatezza di chi ha dato alla luce un figliuolo.
Rossi d'uovo, n. 8.
Zucchero a velo, grammi 150.
Cacao in polvere, grammi 40.
Burro, grammi 40.
Odore di vainiglia mediante zucchero
vanigliato.
Ponete questi ingredienti in un vaso e,
con un mestolo, lavorateli per oltre un quarto d'ora; poi versate il composto in quattro
scatole di carta, lunghe otto e larghe sei centimetri circa. Collocate le medesime in una
teglia di rame coperta, posatela sopra un fornello con pochissimo fuoco sotto e sopra onde
il composto assodi alquanto senza fare la crosticina perché si deve prender su a
cucchiaini: quindi è affatto improprio il nome di biscottini.
655.
RIBES ALL'INGLESE
Ribes, grammi 300.
Zucchero, grammi 120,
Acqua, decilitri 2.
Nettate il ribes dai gambi, mettetelo al
fuoco colla detta acqua e quando avrà alzato il bollore versate lo zucchero. Due minuti
di bollitura bastano, dovendo il ribes restare intero. Versatelo in una compostiera e
servitelo diaccio come frutta cotta. I semi, se non si vogliono inghiottire, si succhiano
e si sputano. Nella stessa guisa si possono condizionare le ciliege marasche senza levare
il nocciolo e facendole bollire con un pezzetto di cannella.
656.
PRUGNE GIULEBBATE
Prendete prugne secche di Bosnia che sono
grosse, lunghe e polpute a differenza delle prugne di Marsiglia piccole, tonde, magre,
coperte da quel velo bianco che a Firenze chiamasi fiore, le quali non farebbero al caso.
Per una quantità di grammi 500, dopo averle lavate e tenute in molle per due ore
nell'acqua fresca, levatele asciutte e mettetele al fuoco con:
Vino rosso buono, decilitri 4.
Acqua, decilitri 2.
Marsala, un bicchierino.
Zucchero bianco, grammi 100.
Un pezzetto di cannella.
Fatele bollire adagio per mezz'ora a
cazzaruola coperta, che può bastare, ma prima di toglierle dal fuoco accertatevi che
siansi rammorbidite abbastanza, perché il più o il meno di cottura può dipendere dalla
qualità della frutta.
Levatele asciutte collocandole nel vaso
dove volete servirle, e lo sciroppo che resta fatelo restringere al fuoco per otto o dieci
minuti a cazzaruola scoperta e poi versatelo anch'esso nel vaso sopra le prugne. All'odore
della cannella, che mi sembra quello che più si addice, potete sostituire la vainiglia o
la scorza di cedro o di arancio.
È un dolce che si conserva a lungo e di
gusto delicato, aggradito specialmente dalle signore. Non vorrei passare per il sior
Todero Brontolon se anche qui tocco il tasto dell'industria nazionale nel vedere che si
potrebbe coltivare in Italia la specie di susina che si presta meglio ad essere seccata e
messa in commercio a quest'uso.
657.
BUDINO DI SEMOLINO
Dosi precise:
Latte, decilitri 8.
Semolino, grammi 150.
Zucchero, grammi 100.
Uva passolina, grammi 100.
Burro, grammi 20.
Uova, n. 4.
Rhum, 3 cucchiaiate.
Sale, una presa.
Odore di scorza di limone.
Alcuni aggiungono pezzetti di candito, ma
il troppo condimento talvolta guasta. Dopo averlo preparato e tolto dal fuoco cuocetelo in
uno stampo liscio o lavorato, unto prima col burro e spolverizzato di pangrattato.
Mancando il forno comune o da campagna, i budini possono cuocersi bene anche in un
fornello del focolare. Questo budino servitelo caldo.
658. BUDINO DI SEMOLINO E CONSERVE
Latte, mezzo litro.
Semolino, grammi 130.
Zucchero, grammi 70.
Burro, grammi 15.
Uova, n. 2.
Una presa di sale.
Odore di scorza di limone.
Diverse conserve di frutta.
Cuocete il semolino nel latte; aggiungete
lo zucchero e il burro quando è bollente; l'odore e il sale quando lo ritirate dal fuoco;
scocciate le uova quando è ancora caldo e mescolate ben bene. Preparate uno stampo da
budino, liscio o lavorato, unto col burro e cosparso di pangrattato, e versateci a poco
per volta il composto diaccio, rifiorendolo via via di conserve a pezzetti o a cucchiaini
secondo che esse sieno liquide o sode; però avvertite che non vadano a toccare le pareti
dello stampo, perché vi si attaccherebbero, e che non sieno troppo in abbondanza, ché
stuccherebbero. Servitelo caldo dopo averlo cotto nel fornello.
Le conserve che, a mio gusto, più si
prestano per questo dolce sono quelle di lampone e di cotogne; ma possono andare anche
quelle di albicocche, di ribes e di pesche.
Per otto o dieci persone raddoppiate la
dose.
659. BUDINO DI FARINA DI RISO
Questo dolce nella sua semplicità è, a
mio parere, di un sapore assai delicato e, benché cognito forse ad ognuno, non
dispiacerà di sentirne stabilite le dosi nelle seguenti proporzioni, che io credo non
abbisognino di essere né aumentate né diminuite.
Latte, litri 1.
Farina di riso, grammi 200.
Zucchero, grammi 120.
Burro, grammi 20.
Uova, n. 6.
Una presa di sale.
Odore di vainiglia.
Sciogliete prima la farina con la quarta
parte del latte diaccio, aggiungetene un poco del caldo quando è a bollore e versatela
nel resto del latte quando bolle; così impedirete che si formino bozzoli. Quando è cotta
aggiungete lo zucchero, il burro e il sale; ritiratela dal fuoco e aspettate che sia
tiepida per mescolarvi entro le uova e l'odore. Cuocete questo budino come l'antecedente.
La composizione di questo dolce, il quale
probabilmente non è di data molto antica, mi fa riflettere che le pietanze pur anche
vanno soggette alla moda e come il gusto de' sensi varia seguendo il progresso e la
civiltà. Ora si apprezza una cucina leggiera, delicata e di bell'apparenza e verrà forse
un giorno che parecchi di questi piatti da me indicati per buoni, saranno sostituiti da
altri assai migliori. I vini sdolcinati di una volta hanno lasciato libero il passo a
quelli generosi ed asciutti, e l'oca cotta in forno col ripieno d'aglio e di mele cotogne,
giudicato piatto squisito nel 1300, ha ceduto il posto al tacchino ingrassato in casa,
ripieno di tartufi, e al cappone in galantina. In antico, nelle grandi solennità, si
usava servire in tavola un pavone lesso o arrosto con tutte le sue penne, spellato prima
di cuocerlo e rivestito dopo, contornato di gelatine a figure colorate con polveri
minerali nocive alla salute, e pei condimenti odorosi si ricorreva al comino e al bucchero
che più avanti vi dirò cos'era.
Le paste dolci si mantennero in Firenze
di una semplicità e rozzezza primitiva fin verso la fine del secolo XVI, nel qual tempo
arrivò una compagnia di Lombardi, che si diede a fare pasticci, offelle, sfogliate ed
altre paste composte d'uova, burro, latte, zucchero o miele; ma prima d'allora nelle
memorie antiche sembra che sieno ricordati soltanto i pasticci ripieni di carne d'asino
che il Malatesta regalò agli amici nel tempo dell'assedio di Firenze quando la carestia,
specialmente di companatico, era grande.
Ora, tornando al bucchero, vi fu un tempo
che, come ora la Francia, era la Spagna che dava il tòno alle mode, e però ad imitazione
del gusto suo, al declinare del secolo XVII e al principio del XVIII, vennero in gran voga
i profumi e le essenze odorose. Fra gli odori, il bucchero infanatichiva e tanto se ne
estese l'uso che perfino gli speziali e i credenzieri, come si farebbe oggi della
vainiglia, lo cacciavano nelle pasticche e nelle vivande. Donde si estraeva questo famoso
odore e di che sapeva? Stupite in udirlo e giudicate della stravaganza dei gusti e degli
uomini! Era polvere di cocci rotti e il suo profumo rassomigliava a quello che la pioggia
d'estate fa esalare dal terreno riarso dal sole; odor di terra, infine, che tramandavano
certi vasi detti buccheri, sottili e fragili, senza vernice, dai quali forse ha preso nome
il color rosso cupo; ma i più apprezzati erano di un nero lucente. Codesti vasi furono
portati in Europa dall'America meridionale la prima volta dai Portoghesi e servivano per
bervi entro e per farvi bollir profumi e acque odorose, poi se ne utilizzavano i frantumi
nel modo descritto.
Nell'Odíssea d'Omero, traduzione
d'Ippolito Pindemonte, Antinoo dice:
... Nobili Proci,
Sentite un pensier mio. Di que'ventrigli
Di capre, che di sangue e grasso empiuti
Sul fuoco stan per la futura cena,
Scelga qual più vorrà chi vince, e quindi
D'ogni nostro convito a parte sia.
Nel Tom. 6° dell'Osservatore Fiorentino
si trova la descrizione di una cena, la quale, per la sua singolarità, merita di
riferirne alcuni passi:
"Tra i piatti di maggior solennità
si contava ancora il pavone, cotto a lesso con le penne, e la gelatina, formata e colorita
a figure. Un certo senese, trattando a cena un Cortigiano di Pio II (alla metà del 1400
all'incirca) per nome Goro, fu sí mal consigliato in preparar questi due piatti, che si
fece dar la baia per tutta Siena; tantopiù che non avendo potuto trovar pavoni, sostituì
oche salvatiche, levato loro i piedi ed il becco.
"Venuti in tavola i pavoni senza
becco e ordinato uno che tagliasse; il quale non essendo più pratico a simile uffizio,
gran pezzo si affaticò a pelare, e non poté far sì destro, che non empiesse la sala e
tutta la tavola di penne, e gli occhi e la bocca, e il naso e gli orecchi a Messer Goro e
a tutti...
"Levata poi questa maledizione di
tavola, vennero molti arrosti pure con assai comino; non pertanto tutto si sarebbe
perdonato, ma il padrone della casa, co' suoi consiglieri, per onorare più costoro, aveva
ordinato un piatto di gelatina a lor modo, e vollero farvi dentro, come si fa alle volte a
Firenze e altrove, l'arme del Papa, e di Messer Goro con certe divise, e tolsero
orpimento, biacca, cinabro, verderame, ed altre pazzie, e fu posta innanzi a Messer Goro
per festa e cosa nuova, e Messer Goro ne mangiò volentieri e tutti i suoi compagni per
ristorare il gusto degli amari sapori del comino, e delle strane vivande.
"E per poco mancò poi la notte, che
non distendessero le gambe alcun di loro, e massime Messer Goro ebbe assai travaglio di
testa e di stomaco, e rigettò forse la piumata delle penne selvatiche. Dopo questa
vivanda diabolica o pestifera vennero assai confetti, e fornissi la cena".
660. BUDINO ALLA TEDESCA
Midolla di pane sopraffine, grammi 140.
Burro, grammi 100.
Zucchero, grammi 80.
Uova, n. 4.
Odore di scorza di limone.
Una presa di sale.
Se trovate del pane in forma, uso
inglese, servitevi di questo che è meglio d'ogni altro. La midolla sminuzzatela o
tagliatela a fette e bagnatela con latte diaccio. Quando sarà bene inzuppata strizzatela
da un canovaccio e passatela dallo staccio. Il burro, d'inverno, struggetelo a bagnomaria
e lavoratelo con un mestolo insieme coi rossi d'uovo finché l'uno e gli altri siansi
incorporati; aggiungete le chiare, la midolla e lo zucchero e rimestate ancora. Versate il
composto in uno stampo unto col burro e spolverizzato di pangrattato e cuocetelo come gli
altri budini; cioè nel fornello. Se lo fate con attenzione vi riescirà di bell'aspetto e
di gusto delicato. Si serve caldo.
661.
BUDINO DI PATATE
La patata è il tubero di una pianta
della famiglia delle solanacee originaria dell'America meridionale d'onde fu introdotta in
Europa verso la fine del secolo XVI; ma non si cominciò a coltivarla in grande che al
principio del XVIII a motivo della ostinatissima opposizione del volgo sempre alieno alle
novità.
A poco per volta venne poi bene accetta
nel desco del povero come alla mensa del ricco perocché, buona al gusto e saziante la
fame, essa si presta ad essere cucinata in tante mai maniere; però ha lo stesso difetto
del riso: di essere cioè un alimento che ingrassa e gonfia lo stomaco, ma nutre
pochissimo.
Sono cibi che non danno albumina, né
grasso fosforato al cervello, né fibrina ai muscoli.
Patate grosse farinacee, grammi 700.
Zucchero, grammi 150.
Burro, grammi 40.
Farina, grammi 20.
Latte, decilitri 2.
Uova, n. 6.
Una presa di sale.
Odore di cannella o di scorza di limone.
Cuocete le patate nell'acqua o a vapore,
sbucciatele e passatele calde dallo staccio. Rimettetele al fuoco col burro, la farina e
il latte, versato a poco per volta, lavorandole bene col mestolo; indi aggiungete lo
zucchero, il sale e l'odore e lasciatele stare tanto che s'incorporino bene insieme tutte
queste cose.
Ritirate dal fuoco, quando saranno
tiepide o diacce, gettateci i rossi e poi le chiare montate.
Cuocetelo come tutti gli altri budini;
cioè nel fornello o nel forno e servitelo caldo.
662.
BUDINO DI RISO
Latte, un litro.
Riso, grammi 160.
Zucchero, grammi 100.
Uva di Corinto (sultanina), grammi 80.
Candito, grammi 30.
Uova, due intere e due rossi.
Rhum o cognac, un bicchierino.
Odore della vainiglia.
Cuocete bene il riso nel latte e a mezza
cottura gettate dentro al medesimo lo zucchero, l'uva, il candito a pezzetti piccolissimi,
una presa di sale, e burro quanto un uovo scarso. Cotto che sia, ritiratelo dal fuoco e
ancora caldo, ma non bollente, aggiungete le uova, il rhum e la vainiglia, mescolando bene
ogni cosa. Poi versatelo in uno stampo da budino unto bene col burro e spolverizzato di
pangrattato; cuocetelo al forno o in casa e servitelo caldo.
Lasciate indietro un terzo del latte per
aggiungerlo, occorrendo, via via che il riso assoda.
Basterà per otto persone.
663.
BUDINO DI RICOTTA
Ricotta, grammi 300.
Zucchero in polvere, grammi 100.
Mandorle dolci, grammi 100 e tre o quattro amare.
Uova, n. 5.
Odore di scorza di limone.
Sbucciate le mandorle nell'acqua calda e
pestatele finissime nel mortaio con una delle chiare delle uova suddette. Mescolatele bene
colla ricotta, passando prima questa dallo staccio se fosse troppo dura o bozzoluta
Aggiungete lo zucchero e le uova dopo averle frullate a parte e versate il composto in uno
stampo da budino che avrete prima unto col burro e cosparso di pangrattato. Cuocetelo in
forno o tra due fuochi in un fornello e servitelo freddo.
Può bastare per sei o sette persone.
664. BUDINO ALLA NAPOLETANA
Cuocete del semolino in tre bicchieri di
latte, badando che non riesca troppo sodo. Ritirato dal fuoco dosatelo con zucchero, una
presa di sale e l'odore della scorza di limone; quando non sarà più bollente, aggiungete
tre rossi d'uovo e due chiare, mescolando il tutto ben bene. Prendete una teglia di rame
di mezzana grandezza, ungetela col burro o col lardo, e rivestitela di una sfoglia di
pasta frolla grossa uno scudo (metà dose del n. 589 ricetta A può bastare). Versate
nella teglia un terzo del semolino e spargete sopra il medesimo, a qualche distanza l'uno
dall'altro dei pezzetti, o cucchiaini di conserve di frutta diverse, quali sarebbero
lampone, cotogne, albicocche, ecc.; sopra questo primo strato ponetene un secondo ed un
terzo, sempre rifiorendoli delle dette conserve.
Ricoprite il disopra del budino con una
sfoglia della stessa pasta e inumidite gli orli con un dito intinto nell'acqua perché si
attacchino fra loro. Fategli qualche ornato, doratelo con rosso d'uovo e cuocetelo al
forno. Quando lo sformate, spolverizzatelo di zucchero a velo e servitelo freddo.
Alle conserve si può sostituire uva
sultanina e candito a pezzetti.
665.
BUDINO NERO
Questo budino si fa talvolta per
consumare le chiare d'uovo, e non è da disprezzarsi.
Chiare d'uovo, n. 6.
Mandorle dolci, grammi 170.
Zucchero in polvere, grammi 170.
Sbucciate le mandorle, asciugatele bene
al sole o al fuoco, tritatele colla lunetta e mettetele al fuoco in una cazzaruola quando
sarà sciolto lo zucchero. Dopo che il miscuglio avrà preso il colore del croccante,
ossia della buccia di mandorla, versatelo in un mortaio e, diaccio che sia, riducetelo in
polvere. Mescolate questa polvere alle sei chiare montate, mettete il composto in uno
stampo unto con solo burro diaccio e cuocetelo a bagno-maria per servirlo freddo.
666.
BUDINO DI LIMONE
Un grosso limone di giardino.
Zucchero, grammi 170.
Mandorle dolci con tre amare, grammi 170.
Uova, n. 6.
Un cucchiaino di rhum o cognac.
Cuocete il limone nell'acqua, per il che
saranno sufficienti due ore; levatelo asciutto e passatelo per istaccio. Però prima di
passarlo assaggiatelo, ché se sapesse troppo di amaro bisognerebbe tenerlo nell'acqua
fresca finché non avesse perduto quell'ingrato sapore. Aggiungete ad esso lo zucchero, le
mandorle sbucciate e pestate finissime, i sei rossi delle uova e il rhum. Mescolate bene
il tutto, montate le sei chiare ed unitele al composto che verserete in uno stampo per
cuocerlo nel fornello o nel forno. Si può servire tanto caldo che diaccio.
667. BUDINO DI CIOCCOLATA
Latte, decilitri 8.
Zucchero, grammi 80.
Cioccolata, grammi 60.
Savoiardi, grammi 60.
Uova, n. 3.
Odore di vainiglia.
Grattate la cioccolata, mettetela nel
latte e quando questo comincia a bollire gettateci lo zucchero e i savoiardi,
sminuzzandoli colle dita. Mescolate di quando in quando, onde il composto non si attacchi
al fondo e dopo mezz'ora di bollitura passatelo per istaccio. Quando è diaccio aggiungete
le uova frullate e la vainiglia, versatelo in uno stampo liscio, il cui fondo avrete prima
ricoperto di un velo di zucchero liquefatto, e cuocetelo a bagnomaria.
Grammi 50 di zucchero bastano per
ricoprire il fondo dello stampo. Si serve freddo.
668. DOLCE DI CIOCCOLATA
Pane di Spagna, grammi 100.
Cioccolata, grammi 100.
Burro, grammi 50.
Zucchero, grammi 30.
Rosolio, quanto basta.
Tagliate a fettine il pan di Spagna.
Grattate la cioccolata.
Fate liquefare il burro a bagno-maria e
nel medesimo versate lo zucchero e la cioccolata, lavorando il composto con un mestolo
finché non lo avrete ridotto ben fine. Con questo e il pan di Spagna intinto nel rosolio
riempite a strati uno stampo che avrete prima bagnato con lo stesso rosolio per poter
meglio sformare il dolce. D'estate tenete lo stampo nel ghiaccio onde si assodi il
composto.
Questa dose potrà bastare per sei
persone.
669. BUDINO DI MANDORLE TOSTATE
Latte, decilitri 8, pari a grammi 800.
Zucchero, grammi 100.
Savoiardi, grammi 60.
Mandorle dolci, grammi 60.
Uova, n. 3.
Prima preparate le mandorle, cioè
sbucciatele nell'acqua calda e abbrustolitele al fuoco sopra una lastra di pietra o di
ferro; poscia pestatele riducendole quasi impalpabili e, messo il composto al fuoco senza
le uova, aggiungeteci le mandorle e dopo poca cottura passatelo dallo staccio. Ora uniteci
le uova frullate e assodatelo a bagno-maria con un velo di zucchero fuso in fondo allo
stampo. Non occorre nessun odore. La tostatura delle mandorle farà prendere a questo
budino il color cenerino e gli darà un sapore così grato da meritarsi il plauso degli
uomini e più quello delle donne di gusto delicato. Tanto questo che il budino di
cioccolata si possono mettere in gelo prima di servirli, come pure, per dar loro più
bell'apparenza, si possono coprire con una crema fiorita di confetti a colori, oppure con
panna montata.
670.
BUDINO GABINETTO
Questo è un budino che sa di diplomazia;
il nome lo indica e lo indicano altresì la composizione sua e il suo sapor multiforme; lo
dedico perciò al più grande dei diplomatici, all'idolo del giorno. Il mondo, già si sa,
vuole sempre un idolo da adorare; se non l'ha se lo forma, esagerandone i meriti
all'infinito; ma io che sono incredulo per natura, e un poco anche per esperienza, dico
come diceva colui: Dammelo morto e poi ne ragioneremo. Quanti ne abbiamo visti nell'età
nostra degl'idoli o astri di grande splendore, che poi tramontarono presto o caddero
ignominiosamente! Quando scrissi questo articolo ne brillava uno ammirato da tutti, ora
scomparso dall'orizzonte.
DOSE PER DIECI PERSONE
Latte, un litro.
Zucchero, grammi 100.
Savoiardi, grammi 100.
Uva malaga, grammi 80.
Uva sultanina, grammi 50.
Conserva di albicocche, grammi 50.
Detta di cotogne, grammi 50.
Candito, grammi 20.
Kirsch, mezzo decilitro.
Rossi d'uovo, n. 6.
Chiare d'uovo, n. 4.
Fate bollire il latte per mezz'ora collo
zucchero dentro.
All'uva malaga levate i semi; il candito
tagliatelo a piccoli dadi e così le conserve, se fossero sode, il che, in questo caso,
sarebbe meglio.
Bruciate le uve e il candito col rhum
come nel Biscotto alla sultana n. 574.
Dopo che il latte avrà bollito,
lasciatelo diacciare e poi aggiungeteci le uova frullate e il kirsch. Prendete uno stampo
liscio a cilindro, ungetelo tutto col burro diaccio e riempitelo nel seguente modo:
copritene il fondo con uno strato di detta frutta e sopra distendete un suolo di
savoiardi, poi altra frutta e conserve, poi altri savoiardi e così di seguito finché
avrete roba. Per ultimo versate adagio adagio il latte preparato nel modo anzidetto,
cuocete il dolce a bagno-maria e servitelo caldo.
Qualcuno dice che questo budino, se non
vuol defraudare il suo titolo di gabinetto, deve comparire in tavola tutto chiuso, cioè
tener nascosto, il ripieno come si tengono occulti i segreti della politica. Se lo fate in
questa maniera prendete grammi 140 di savoiardi, dovendosi con essi coprire il fondo,
cingere lo stampo all'intorno e intramezzare, con quelli che restano, le frutta
all'interno.
Vi avverto poi che quando il latte entra
nella composizione di un piatto, malamente si possono dare indicazioni precise; esso è di
natura tale che spesso e volentieri forma la disperazione dei cuochi.
671.
PUDDING CESARINO
Ve lo do per un buon ragazzo, questo
Cesarino, e ve lo vendo col nome strano con cui lo comprai da una giovane e piuttosto
bella signora, religiosa ed onesta, uno di quei tipi che, senza volerlo, sono capaci, per
leggerezza, di compromettere le persone che li avvicinano.
Midolla di pane fine, grammi 200.
Zucchero, grammi 250.
Altro zucchero per lo stampo, circa grammi 100.
Uva malaga, grammi 125.
Uva sultanina, grammi 125,
Latte, mezzo litro.
Marsala e rhum, in tutto tre cucchiaiate.
Uova, n. 5.
Tagliate la midolla di pane a fette
sottili e gettatela nel latte. Aspettando che questa inzuppi, nettate l'uva, levate i semi
alla malaga e preparate la forma per cuocerlo, che sarà quella pei budini, di rame
lavorata. Disfate al fuoco in una cazzaruola i suddetti grammi 100 circa di zucchero e
preso che abbia il color nocciuola, versatelo nello stampo per intonacarlo tutto; quando
poi sarà diaccio ungete l'intonaco dello zucchero con burro fresco.
Alla midolla inzuppata unite i detti
grammi 250 di zucchero, i rossi delle uova e i liquori, rimestando bene ogni cosa. Per
ultimo aggiungete l'uva e le chiare montate. Cuocetelo a bagno-maria per tre ore intere,
ponendovi il fuoco sopra soltanto nell'ultima ora. Servitelo caldo e in fiamme e perciò
annaffiatelo abbondantemente di rhum e dategli fuoco con una cucchiaiata di spirito
acceso.
Potrà bastare per dieci o dodici
persone.
672.
PLUM-PUDDING
Parola inglese che vorrebbe dire budino
di prugne, benché queste non c'entrino affatto. Fate un composto nel quale, per ogni uovo
che serve a legarlo, entri la quantità dei seguenti ingredienti:
Zucchero in polvere, grammi 30.
Zibibbo, grammi 30.
Uva sultanina, grammi 30.
Midolla di pane fine, grammi 30.
Grasso d'arnione di castrato, grammi 30.
Cedro candito, grammi 15.
Arancio candito, grammi 15,
Rhum, una cucchiaiata.
Allo zibibbo levate i semi. I frutti
canditi tagliateli a filetti corti e sottili. Il grasso d'arnione, se non potete averlo di
castrato, prendetelo di vitella, e tanto questo che la midolla di pane tagliateli a dadini
minutissimi, levando al grasso le pellicole.
Fate un miscuglio d'ogni cosa, avendo
frullate prima le uova a parte, e lasciatelo in riposo per qualche ora; poi mettetelo in
un tovagliuolo e legatelo bene stretto con uno spago per formare una palla. Ponete al
fuoco una pentola d'acqua e quando bolle immergetelo nella medesima, in modo che non
tocchi il fondo del vaso, lasciandolo bollire adagio tante ore quante sono le uova.
Levatelo dal tovagliuolo con riguardo, fategli al disopra una pozzetta e, versato in essa
un bicchierino o due di cognac o di rhum che si spanda per tutto il dolce, dategli fuoco e
così caldo e in fiamme mandatelo in tavola per esser tagliato a fette e mangiato quando
la fiamma è estinta. Tre uova basteranno per sei persone.
673.
PLUM-CAKE
È un dolce della stessa famiglia del
precedente, mentitore anch'egli del nome suo.
Zucchero, grammi 250.
Burro, grammi 250.
Farina finissima, grammi 250.
Candito, grammi 80.
Uva malaga, grammi 80.
Detta sultanina, grammi 80.
Detta passolina, grammi 80.
Uova intere, n. 5.
Rossi d'uovo, n. 4.
Rhum, un decilitro scarso, ossia cinque cucchiaiate.
Odore di scorza di limone o vainiglia.
Il candito tagliatelo a filetti sottili e
levate i semi all'uva malaga. Lavorate prima il burro da solo con un mestolo,
rammorbidendolo al fuoco se occorre, aggiungete lo zucchero e seguitate a lavorarlo
finché sia divenuto bianco. Scocciate le uova una alla volta mescolando, poi la farina e
per ultimo il rimanente. Versate il composto in uno stampo liscio che sia stato prima
foderato di carta unta col burro dalla parte interna e cuocetelo al forno.
Potete servirlo caldo spolverizzato di
zucchero a velo, ed anche freddo, che è buono egualmente.
La carta serve per impedire che le uve si
attacchino allo stampo. Questa dose basterà per dodici persone.
674.
BAVARESE LOMBARDA
Questo dolce, a cui danno diversi nomi,
si potrebbe chiamare il piatto dolce del giorno visto che è bene accetto ed usato spesso
in molte famiglie.
Burro di buona qualità e ben fresco,
grammi 180.
Zucchero a velo, grammi 180.
Savoiardi lunghi o pan di Spagna, circa grammi 150.
Rossi d'uovo assodati, n. 6.
Zucchero vanigliato, quanto basta per dargli l'odore.
Rosolio, quanto occorre per intingere leggermente i savoiardi.
Fate bollire le uova per soli sette
minuti, e levatine i rossi, stemperateli nel burro, poi passateli dal setaccio, indi
aggiungete lo zucchero a velo e il vanigliato, e lavorate molto il composto col mestolo
per mantecarlo. Prendete uno stampo, possibilmente a costole, bagnatelo col rosolio,
tagliate a metà, per il lungo, i savoiardi, intingeteli leggermente nel rosolio, oppure
metà nel rosolio e metà nell'alkermes e con questi foderate lo stampo alternando i due
colori. Poi versate nel mezzo il composto, copritelo con altri savoiardi intinti anche
questi, lasciatelo per tre ore almeno nel ghiaccio e servitelo. La composizione, se
tornasse comodo, può farsi un giorno per l'altro e questa quantità basta per otto
persone. È un dolce molto fine.
675.
ZUPPA INGLESE
In Toscana - ove, per ragione del clima
ed anche perché colà hanno avvezzato così lo stomaco, a tutte le vivande si dà il
carattere della leggerezza e l'impronta, dov'è possibile, della liquidità - la crema si
fa molto sciolta, senza amido né farina e si usa servirla nelle tazze da caffè. Fatta in
questo modo riesce, è vero, più delicata, ma non si presta per una zuppa inglese nello
stampo e non fa bellezza.
Eccovi le dosi della crema pasticcera,
così chiamata dai cuochi per distinguerla da quella fatta senza farina.
Latte, decilitri 5.
Zucchero, grammi 85.
Farina o, meglio, amido in polvere, grammi 40.
Rossi d'uovo, n. 4.
Odore di vainiglia.
Lavorate prima lo zucchero coi rossi
d'uovo, aggiungete la farina e per ultimo il latte a poco per volta. Potete metterla a
fuoco ardente girando il mestolo di continuo; ma quando la vedrete fumare coprite la brace
con una palettata di cenere o ritirate la cazzaruola sull'angolo del fornello se non
volete che si formino bozzoli. Quando s'è già ristretta continuate a tenerla sul fuoco
otto o dieci minuti e poi lasciatela diacciare.
Prendete una forma scannellata, ungetela
bene con burro freddo e cominciate a riempirla nel seguente modo: se avete una buona
conserva di frutta, come sarebbe di albicocche, di pesche od anche di cotogne, gettate
questa, per la prima, in fondo alla forma e poi uno strato di crema ed uno di savoiardi
intinti in un rosolio bianco. Se, per esempio, le scannellature della forma fossero
diciotto, intingete nove savoiardi nell'alkermes e nove nel rosolio bianco e coi medesimi
riempite i vuoti, alternandoli. Versate dell'altra crema e sovrapponete alla medesima
degli altri savoiardi intinti nel rosolio e ripetete l'operazione fino a riempirne lo
stampo.
I savoiardi badate di non inzupparli
troppo nel rosolio perché lo rigetterebbero; se il liquore fosse troppo dolce,
correggetelo col rhum o col cognac. Se il tempo avesse indurita la conserva di frutta
(della quale in questo dolce si può fare anche a meno), rammorbiditela al fuoco con
qualche cucchiaiata di acqua, ma nello stampo versatela diaccia.
Questa dose può bastare per sette od
otto persone.
Nell'estate potete tenerla nel ghiaccio e
per isformarla immergete per un momento lo stampo nell'acqua calda onde il burro si
sciolga.
Saranno sufficienti grammi 120 a 130 di
savoiardi.
676.
ZUPPA TARTARA
Prendete grammi 200 di ricotta,
rammorbiditela alquanto col latte e aggraziatela con grammi 30 di zucchero a velo e due
prese di cannella in polvere, mescolando bene.
Prendete uno stampo lavorato e bagnatene
le pareti interne con rosolio oppure ungetele col burro; intingete nel rosolio o
nell'alkermes de' savoiardi e, cominciando da questi, o da una conserva di frutta non
troppo liquida, coprite il fondo dello stampo. Poi riempitelo, alternando a suoli, con la
ricotta, i savoiardi e la conserva, che può essere di albicocche o di pesche. Sformatela
dopo qualche ora e, se l'avrete disposta con garbo, oltre al gusto resteranno anche
appagati gli occhi de' commensali. La ricotta si può rammorbidire col rosolio di cedro,
invece del latte, e allora non occorre la cannella.
È un dolce da piacer molto.
677.
DOLCE DI CILIEGE
Come dolce da famiglia è assai buono e
merita di occuparsene.
Ciliege more, crude, intere e senza
gambo, grammi 200.
Zucchero a velo, grammi 100.
Pangrattato di segala, grammi 50.
Mandorle dolci, grammi 40.
Uova, n. 4.
Rosolio, cucchiaiate n. 2.
Odore di vainiglia o scorza di limone.
Mancando il pane di segala servitevi del
pane comune. Le mandorle sbucciatele, asciugatele e tritatele minutamente per ridurle a
metà circa di un chicco di riso.
Lavorate prima i rossi d'uovo con lo
zucchero finché sieno divenuti spumosi, aggiungete il pangrattato, il rosolio, l'odore e
continuate a lavorare ancora un poco il composto. Uniteci le chiare ben montate,
mescolando adagio e versatelo in uno stampo liscio che avrete prima ben unto con burro
freddo e cosperso tutto, e più nel fondo, con le dette mandorle. Infine buttateci le
ciliege, ma per evitare che queste pel loro peso calino a fondo, mescolate fra il composto
le mandorle che vi restano. Cuocetelo al forno o al forno da campagna e servitelo caldo o
freddo a quattro o cinque persone.
678.
ZUPPA DI VISCIOLE
Questa zuppa si può fare con lettine
sottili di pane fine arrostito, oppure con pan di Spagna o con savoiardi. Levate il
nocciolo a quella quantità di ciliege visciole che credereste sufficienti e mettetele al
fuoco con pochissima acqua e un pezzetto di cannella che poi getterete via. Quando
cominciano a bollire aggiungete zucchero quanto basta, mescolate adagino per non guastarle
e allorché cominciano a siroppare assaggiatele se hanno zucchero a sufficienza e levatele
dal fuoco quando le vedrete aggrinzite ed avranno perduto il crudo. Dopo che avrete
leggermente intinto le fette del pane o i savoiardi nel rosolio, collocateli suolo per
suolo, insieme con le ciliege, in un piatto o in un vassoio in modo che facciano la colma.
Potete anche dare a questa zuppa la forma più regolare in uno stampo liscio, e tenerlo in
ghiaccio avanti di sformarla, giacché nella stagione delle ciliege si cominciano a
gradire i cibi refrigeranti. Un terzo di zucchero del peso lordo delle ciliege è
sufficiente.
679.
ZUPPA DI LIMONE
Questo dolce, che dalla sua provenienza
giudicherei di origine francese, non è molto nelle mie grazie; nonostante ve lo descrivo
nel caso non aveste di meglio a fare e vi trovaste le chiare a disposizione.
Zucchero, grammi 135.
Rossi d'uovo, n. 2.
Chiare d'uovo, n. 5.
Sugo di un grosso limone.
Acqua, mezzo bicchiere.
Farina, un cucchiaio scarso.
Stemperate la farina coll'acqua
frullandola bene, versatela in una cazzaruola ed aggiungete il resto. Rimestate ogni cosa
e ponete il composto al fuoco rimuovendo continuamente il mestolo come si fa per la crema.
Quando sarà condensato passatelo dallo staccio, se occorre, poi versatene parte in un
vassoio, distendeteci sopra dei savoiardi o del pan di Spagna, e col resto del composto
copritelo. Servitela fredda..
Può bastare per quattro o cinque
persone.
680. SFORMATO DI CONSERVE
Prendete uno stampo da budino a costole o
scannellato, ungetelo bene con burro freddo e riempitelo di savoiardi o di pan di Spagna
intinti nel rosolio e di conserve di frutta, regolandovi in tutto come al n. 675, senza
alcun uso di crema. Dopo alcune ore, le quali occorrono perché il composto si compenetri,
sformatelo, immergendo prima, per un istante, lo stampo nell'acqua bollente, onde il burro
si sciolga.
681.
BIANCO MANGIARE
Mandorle dolci con tre amare, grammi 150.
Zucchero in polvere, grammi 150.
Colla di pesce in fogli, grammi 20.
Panna, o fior di latte, mezzo bicchiere a buona misura.
Acqua, un bicchiere e mezzo.
Acqua di fior d'arancio, due cucchiaiate.
Prima preparate la colla di pesce ed è
cosa semplice; pigiatela colle dita in fondo a un bicchiere, e coperta di acqua,
lasciatela stare onde abbia tempo di rammollire, e quando ve ne servirete, gettate via
l'acqua e lavatela. Sbucciate e pestate le mandorle in un mortaio, bagnandole di quando in
quando con un cucchiaino d'acqua, e quando le avrete ridotte finissime, diluitele con
l'acqua suddetta e passatele da un canovaccio forte e rado, procurando di estrarne tutta
la sostanza. A tal punto, preparate uno stampo qualunque della capacità conveniente; poi
mettete al fuoco in una cazzaruola il latte delle mandorle, la panna, lo zucchero, la
colla, l'acqua di fior di arancio; mescolate il tutto e fatelo bollire per qualche minuto.
Ritiratelo dal fuoco e quando avrà perduto il calore, versatelo nello stampo immerso
nell'acqua fresca o nel ghiaccio. Per isformarlo basta passare attorno allo stampo un
cencio bagnato nell'acqua bollente.
La bollitura è necessaria onde la colla
di pesce si incorpori col resto; altrimenti c'è il caso di vederla precipitare in fondo
allo stampo.
682. SGONFIOTTO DI FARINA GIALLA
Questo piatto
I francesi lo chiaman soufflet
E lo notano come entremet,
Io sgonfiotto, se date il permesso,
Che servire potrà di tramesso.
Latte, mezzo litro.
Farina di granturco, grammi 170.
Zucchero, grammi 30.
Burro, grammi 30.
Uova: chiare n. 6; rossi n. 3.
Un pizzico di sale.
Fate una farinata, cioè versate la
farina nel latte quando questo bolle o, meglio, se volete preservarla dai bozzoli,
stemperate prima la farina con un poco di latte freddo e versatela nel latte bollente
mescolandola bene. Fatela bollir poco, e quando la ritirate dal fuoco, aggiungete il
burro, lo zucchero e il sale. Allorché sarà diaccia disfate nella medesima i rossi
d'uovo e per ultimo versate le chiare montate ben sode; mescolate con garbo e versate il
composto in uno stampo liscio o in una cazzaruola che avrete unta col burro e
spolverizzata di farina di grano. Cuocetelo in un fornello con fuoco sotto e sopra e
quando avrà montato, servitelo subito onde, se è possibile, resti ben soffice e non
s'acquatti. Meglio è, a mio avviso, far questo piatto in un vassoio che regga al fuoco e
portarlo in tavola senza muoverlo.
Questa dose basterà per sei persone.
683. BISCOTTO DA SERVIRSI CON LO ZABAIONE
Farina di patate, grammi 50.
Detta di grano, grammi 20.
Zucchero in polvere, grammi 90.
Uova, n. 3. Odore di scorza di limone.
Lavorate prima per quasi mezz'ora i rossi
d'uovo collo zucchero, aggiungete le chiare montate ben sode e fate cadere la farina da un
vagliettino mescolando il tutto in bel modo onde il composto rimanga soffice. Versatelo in
uno stampo col buco in mezzo che avrete prima unto col burro e spolverizzato di farina e
di zucchero a velo. Mettetelo subito in forno o nel forno da campagna per cuocerlo, e
sformato diaccio versate nel buco del medesimo lo zabaione del n. 684 e mandatelo subito
in tavola.
È una dose che può bastare per cinque o
sei persone.
684. SFORMATO DI SAVOIARDI CON LO ZABAIONE
Savoiardi, grammi 100.
Uva malaga, grammi 70.
Detta sultanina, grammi 50.
Cedro candito, grammi 30.
Marsala, quanto basta.
All'uva malaga togliete i semi. Il cedro
candito tagliatelo a pezzettini. Prendete uno stampo col buco in mezzo ed ungetelo col
burro diaccio, poi intingete leggermente e solo alla superficie i savoiardi nella marsala
e con questi riempite lo stampo intramezzandoli a suoli con le uve e il candito.
Fate una crema con:
Latte, decilitri 2.
Uova intere, n. 2.
Zucchero, grammi 50.
Odore di vainiglia.
Così cruda versatela nello stampo sopra
i savoiardi. Cuocetelo a bagno-maria, sformatelo caldo e, prima di mandarlo in tavola,
riempite traboccante il buco con uno zabaione, che lo investa tutto, composto di
Uova intere, n. 2.
Marsala, decilitri 1 1/2.
Zucchero, grammi 50.
Il composto dello zabaione montatelo
colla frusta in una bacinella sopra al fuoco. Alle uve potete sostituire frutte
giulebbate, oppure un misto delle une e delle altre, come pure un misto di cedro e di
arancio candito. Potrà bastare per sei persone. È un dolce che piace.
685. CREMA
Latte, un litro.
Zucchero, grammi 200.
Rossi d'uovo, n. 8.
Odore di vainiglia.
Lavorate prima i rossi d'uovo collo
zucchero e poi versate il latte a poco per volta. Per sollecitarne la cottura potete
mettere il composto a fuoco ardente, ma appena lo vedrete fumare rallentate il calore onde
non avesse a impazzire. Se questo avviene passate la crema per istaccio. La cottura si
conosce quando la crema si attacca al mestolo, il quale va mosso continuamente all'ingiro.
L'odore dateglielo poco prima di levarla dal fuoco.
Questa crema, senza farina od amido,
nella proporzione suddetta, si presta mirabilmente per gelati di crema, tantoché
sentirete un gelato che difficilmente troverete ai caffè. Può servire anche per una
zuppa inglese liquida, unendovi, quando è diaccia, delle fette di pari di Spagna o dei
savoiardi leggermente bagnati nel rosolio; ma se volete renderla ancor più grata,
aggiungete pezzettini di candito tagliati sottilissimi.
686. LE
TAZZINE
È un dolce molto delicato che si serve,
come tutti gli altri dolci, verso la fine di un pranzo in tazze più piccole di quelle da
caffè; una per persona, e perciò chiamasi Le tazzine. Dose per dieci persone:
Zucchero, grammi 300.
Mandorle dolci, grammi 60.
Rossi d'uovo, n. 10.
Acqua, decilitri 1.
Odore di acqua di fior d'arancio.
Cannella in polvere, quanto basta.
Le mandorle sbucciatele, tostatele a
color nocciuola, pestatele finissime e lasciatele da parte.
Fate bollire lo zucchero con l'acqua
suddetta per un minuto o due, non dovendo prender colore, e dopo, quando sarà tiepido,
cominciate a buttarci i rossi d'uovo, uno o due alla volta e, sopra a un calore
moderatissimo, lavoratelo continuamente girando il mestolo sempre per un verso. Quando il
composto si sarà alquanto condensato da non esservi più pericolo che impazzisca, potete
allora, onde rigonfi meglio, batterlo con la frusta dal basso in alto fino a tanto che i
rossi non abbiano perduto il colore acceso e preso l'aspetto di una densa crema.
Allora dategli l'odore ed uniteci le
mandorle mescolando bene. Poi versatelo nelle tazzine e sulla superficie di ognuna, nel
mezzo, poneteci una presa della detta cannella, la quale, mescolata al dolce da chi deve
mangiarlo, acquisterà più profumo.
È un dolce che preparato anche qualche
giorno avanti non soffre. Con le chiare, piacendovi, potete fare il Budino nero nelle
proporzioni di quello descritto al n. 665, oppure il Dolce di chiare d'uovo n. 633.
687. PALLOTTOLE DI MANDORLE
Mandorle dolci, grammi 140.
Zucchero a velo, grammi 140.
Cioccolata grattata o in polvere, circa grammi 40.
Rosolio Maraschino, cucchiaiate n. 4.
Le mandorle sbucciatele, asciugatele al
sole o al fuoco e pestatele finissime con due cucchiaiate del detto zucchero. Dal mortaio
versatele in un vaso, aggiungete lo zucchero rimasto ed impastate il composto col detto
rosolio.
Distesa poi la cioccolata sulla
spianatoia formate col suddetto composto tante pallottole grosse poco più delle nocciole,
di cui ne otterrete oltre a 30; involtatele sulla cioccolata onde ne restino ben coperte,
e potrete serbarle per molto tempo.
688. CREMA ALLA FRANCESE
Eravamo nella stagione in cui i cefali
delle Valli di Comacchio sono ottimi in gratella, col succo di melagrana, e nella quale i
variopinti e canori augelli, come direbbe un poeta, cacciati dai primi freddi attraversano
le nostre campagne in cerca di clima più mite, ed innocenti quali sono, povere
bestioline, si lasciano cogliere alle tante insidie e infilare nello spiede:
... e io sol uno
M'apparecchiava a sostener la guerra
Sì del cammino e sì de la pietate,
Che ritrarrà la mente che non erra.
La guerra del cammino, percorrendo 200
chilometri per andare a villeggiare da un amico sopra un colle amenissimo; e la pietate
per quei graziosi animalini perché sentivo una stretta al cuore, ogni volta che dal
casotto del paretaio li vedevo insaccarsi nelle maglie traditrici delle sue reti. Ma poi,
non appartenendo io alla setta de' pitagorici e avendo la ferma convinzione che al male,
quando non ha riparo, per amore o per forza bisogna acconciarvisi e, se è possibile,
trarne profitto, procurai di cattivarmi la benevolenza del cuoco insegnandogli a cucinar
con più garbo ch'ei non faceva la cacciagione, e di condirla e cuocerla in modo da
renderla più grata al gusto; ed egli in contraccambio di ciò e di qualche altro precetto
di culinaria, fece in presenza mia questo e i seguenti due piatti dolci che vi descrivo.
La cacciagione e la selvaggina in genere,
se mai non lo sapeste, è un alimento aromatico, nutritivo e leggermente eccitante; so di
un medico di bella fama il cui cuoco ha ordine di preferirla a qualunque altra carne,
quando la può trovare; e in quanto ai cefali vi dirò che quando io ero nella bella età
in cui si digeriscono anche i chiodi, la serva ci portava questo pesce in tavola con un
contorno di cipolle bianche tagliate in due, arrostite in gratella ed anch'esse condite
con olio, sale, pepe e succo di melagrana.
La mangia, ossia la stagione dei muggini
delle valli di Comacchio, è dall'ottobre a tutto febbraio. A proposito di questo luogo di
pesca qui viene in acconcio di aggiungere (come cosa meravigliosa e degna a sapersi) che
la pesca nelle valli comacchiesi, a tutto il 1° novembre 1905, diede quell'anno i
seguenti risultati:
Anguille Kg 487,653
Cefali Kg. 59,451
Acquadelle Kg. 105,580
Dopo l'esordio la predica, per dirvi come
sia composta questa così detta Crema alla francese:
Latte, mezzo litro.
Zucchero, grammi 150.
Uova, uno intero e rossi n. 4.
Colla di pesce, fogli n. 2.
Odore di vainiglia o di scorza di limone.
Mescolate bene insieme lo zucchero colle
uova, aggiungete il latte a poco per volta e per ultimo la colla in natura. Ponete la
cazzaruola al fuoco, girando continuamente il mestolo sempre da una parte e quando la
crema comincia a condensare, attaccandosi al mestolo, levatela. Prendete uno stampo
liscio, col buco in mezzo, tale che la quantità della crema possa riempirlo, ungetelo col
burro oppure col rosolio, in modo che ne resti in fondo un sottile strato e versatela nel
medesimo. D'estate ponete lo stampo nel ghiaccio e d'inverno nell'acqua fresca e
sformatela sopra a un tovagliuolo ripiegato sul vassoio.
Se non vi fidate troppo del latte,
dategli una bollitura almeno di un quarto d'ora prima di far la crema, oppure aumentate un
foglio di colla.
689.
CREMA MONTATA
Rossi d'uovo, n. 6.
Zucchero in polvere, grammi 70.
Colla di pesce, grammi 15, pari a fogli 6 o 7.
Acqua, tre quarti di un bicchiere da tavola.
Odore, tre foglie di lauro ceraso intere od altro che più vi piaccia.
Sbattete in una cazzaruola i rossi d'uovo
e lo zucchero, aggiungete l'acqua e le dette foglie e mettetela al fuoco girando il
mestolo, finché sia cotta, la qual cosa, come vi ho già detto, si conosce dal
condensarsi e attaccarsi al mestolo. Allora versatela in una catinella e così calda
battetela forte con la frusta finché abbia montato; levate le foglie e continuando sempre
a batterla, aggiungete, quando sarà montata, la colla di pesce a poco per volta. Prendete
uno stampo lavorato, ungetelo d'olio, circondatelo di ghiaccio e versatevi la crema
montata, fra mezzo la quale, se vi pare, potete mettere savoiardi intinti nel rosolio o
spalmati di conserva di frutta. Lasciatela nel ghiaccio più di un'ora, e se non vuole
sformarsi naturalmente, passate intorno allo stampo un cencio bagnato nell'acqua calda.
La colla di pesce si prepara avanti
così: si mette prima in molle, poi al fuoco con due dita di un bicchier d'acqua, si fa
bollire finché l'acqua, evaporando in parte, si formi un liquido alquanto denso, che
appiccichi fra le dita, e così bollente si versa nella crema alla quale si può dare il
gusto dell'alkermes, del caffè o della cioccolata.
Questa dose potrà bastare per cinque o
sei persone.
690. CROCCANTE A BAGNO-MARIA
Zucchero, grammi 150.
Mandorle dolci, grammi 85.
Rossi d'uovo, n. 5.
Latte, decilitri 4.
Sbucciate le mandorle e con la lunetta
riducetele della grossezza dei chicchi di grano all'incirca. Mettete al fuoco grammi 110
del detto zucchero e quando sarà tutto liquefatto, versate le mandorle e muovetele
continuamente col mestolo finché abbiano preso il color cannella. Gettatele allora in una
teglia unta col burro e, quando saranno diacce, pestatele nel mortaio coi rimanenti grammi
40 di zucchero e riducetele finissime.
Aggiungete i rossi d'uovo e poi il latte,
mescolate bene e versate il composto in uno stampo col buco in mezzo, che avrete prima
unto col burro. Cuocetelo a bagnomaria e dopo, se d'estate, tenete lo stampo nel ghiaccio.
Se doveste servir questo dolce a più di sei persone raddoppiate la dose, e se non vi
fidate troppo del latte, fatelo bollire prima da solo per un quarto d'ora almeno.
691.
UOVA DI NEVE
Latte, un litro.
Zucchero, grammi 150.
Uova, n. 6.
Zucchero a velo, quanto basta.
Odore di vainiglia.
Mettete il latte al fuoco in una
cazzaruola larga e mentre questo scalda, battete con la frusta le chiare che avrete già
separate dai torli; ma gettate nelle medesime una presa di sale se è vero che serva a
rafforzare la consistenza. Quando le chiare saranno ben montate, prendete il bossolo
traforato ove ordinariamente si tiene lo zucchero a velo e, continuando sempre a batterle,
gettatene tanto da renderle alquanto dolci. Grammi 20 o 30 di zucchero a velo potranno
bastare, ma è meglio assaggiarle. Ciò fatto prendete su la fiocca con un cucchiaio da
tavola, e dandole la forma approssimativa di un uovo, gettatela nel latte quando bolle.
Voltate queste così dette uova per cuocerle da tutte le parti e quando le vedrete
assodate, prendetele colla mestola forata e mettetele a sgrondare in uno staccio. Passate
quindi quel latte e, quando sarà diaccio, fate col medesimo, coi rossi e collo zucchero
una crema come quella del n. 685, dandole l'odore di vainiglia. Disponete in un vassoio le
uova di neve in bella mostra, le une sulle altre, versateci sopra la crema e servitele
fredde.
Questa dose può bastare per otto o dieci
persone.
692.
LATTE BRÛLÉ
Latte, un litro.
Zucchero, grammi 180.
Rossi d'uovo, n. 8 e due chiare.
Mettete al fuoco il latte con 100 grammi
del detto zucchero e fatelo bollire per un'ora intera, poi ritiratelo dal fuoco perché
diacci. Sciogliete in una cazzaruola a parte gli 80 grammi di zucchero che resta e quando
sarà ben liquefatto versatene in uno stampo liscio tanto che ne ricuopra il fondo come di
un velo; quello che rimane nella cazzaruola continuate a tenerlo al fuoco finché sia
diventato nero. Allora fermatelo con un ramaiolino d'acqua e lo sentirete stridere
aggrumandosi; ma continuate a tenerlo al fuoco girando il mestolo per ottenere un liquido
denso e scuro. Mettetelo da parte e frullate in un pentolo le dette uova, poi mescolate
ogni cosa insieme, cioè: il latte, le uova e lo zucchero bruciato. Assaggiatelo se è
dolce a sufficienza, passatelo da un colatoio di latta non tanto fitto e versatelo nello
stampo già preparato. Cuocetelo a bagno-maria con fuoco sopra e quando la superficie
comincia a colorarsi ponete sotto al coperchio un foglio unto col burro. Per accertarsi
della cottura, immergete uno steccolino di granata e se questo esce pulito ed asciutto
sarà segno che va tolto dal fuoco. Lasciatelo diacciar bene e prima di versarlo nel
vassoio, con tovagliuolo o senza, distaccatelo giro giro con un coltello sottile. In
estate, prima di sformarlo, potete gelarlo col ghiaccio. Lo stampo da preferirsi è di
forma ovale e sarebbe bene che avesse un orlo all'ingiro largo un dito, onde non vi
schizzasse l'acqua dentro quando bolle,
Questa dose potrà bastare per dieci
persone.
693. LATTE ALLA PORTOGHESE
È del tutto simile all'antecedente, meno
lo zucchero bruciato. Dunque anche per questo:
Latte, un litro.
Zucchero, grammi 100.
Rossi d'uovo, n. 8 e due chiare.
Odore di vainiglia, o di coriandoli, o di caffè, che sono quelli che più si addicono.
Se preferite quest'ultimo, macinate
diversi chicchi di caffè tostato; se aggradite l'odore de' coriandoli, che è grato
quanto quello di vainiglia, soppestatene un pizzico e, tanto l'uno che gli altri,
metteteli a bollire nel latte che poi passerete. Se il latte non è di molta sostanza,
fatelo bollire anche un'ora e un quarto.
Non dimenticate mai il velo di zucchero
fuso in fondo allo stampo.
694.
LATTERUOLO
È un dolce molto delicato che in qualche
luogo di Romagna, e forse anche altrove in Italia, i contadini portano in regalo al
padrone per la festa del Corpus Domini.
Latte, un litro.
Zucchero, grammi 100.
Rossi d'uovo, n. 8.
Chiare d'uovo, n. 2.
Odore di vainiglia o di coriandoli.
Fate bollire il latte con lo zucchero per
un'ora ed anche un'ora e un quarto se non siete ben sicuri della sua legittimità. Se per
odore vi servite dei coriandoli, adoperateli come è indicato nel numero precedente. Al
latte rompete di quando in quando la tela col mestolo, passatelo da un colino per più
precauzione, e quando sarà diaccio, mescolatelo bene alle uova frullate.
Preparate una teglia foderata di pasta
matta n. 153, disponetela come nel migliaccio di Romagna n. 702, versateci il composto,
cuocetelo con fuoco sotto e sopra a moderato calore e perché non ròsoli al disopra,
copritelo di carta unta col burro. Aspettate che sia ben diacciato per tagliarlo a
mandorle colla sfoglia sotto come il detto migliaccio.
695. LATTERUOLO SEMPLICE
Questo è un latteruolo meno delicato del
precedente, ma è indicatissimo come piatto dolce da famiglia e come eccellente
nutrimento, in ispecie per i bambini.
Latte, un litro.
Zucchero in polvere, grammi 100.
Uova, n. 6.
odore di scorza di limone.
La fragranza degli agrumi, essendo il
prodotto di un olio volatile racchiuso in cellule superficiali, basterà di tagliare col
temperino un nastro sottilissimo della loro buccia, lungo almeno un palmo, e farlo bollire
nel liquido che vorrete aromatizzare.
Dalla superficie di un limone levate col
temperino una striscia di scorza di una certa lunghezza e mettetela nel latte, che farete
bollire per mezz'ora collo zucchero dentro. Quando sarà diaccio levate la scorza di
limone e mescolateci le uova frullate. Cuocetelo come il precedente o, se credete meglio,
senza la pasta sotto; ma in tal caso, onde non si attacchi al fondo della teglia, ungetela
abbondantemente col burro freddo.
696.
MELE IN GELATINA
Prendete mele reinettes o di altra
qualità fine, non tanto mature e grosse. Levatene il torsolo col cannello di latta,
sbucciatele e via via gettatele nell'acqua fresca ove sia stato spremuto mezzo limone. Se
tutte insieme fossero un quantitativo di grammi 650 a 700, mettete a disfare al fuoco
grammi 120 di zucchero in mezzo litro d'acqua unita a una cucchiaiata di kirsch e
versatela sopra le mele che avrete collocate avanti in una cazzaruola tutte a un pari.
Cuocetele in modo che restino intere, poi levatele asciutte, ponetele in una fruttiera, e
quando saranno diacce riempite e colmate i buchi lasciati dal torsolo con della Gelatina
di ribes n. 739 che, essendo rossa, spicca sul bianco delle mele e fa belluria.
Restringete al fuoco il liquido rimasto nella cazzaruola per ridurlo a siroppo, indi
passatelo da un pannolino bagnato, aggiungete al medesimo un'altra cucchiaiata di kirsch e
versatelo attorno alle mele preparate nel modo anzidetto, che servirete diacce.
Se non avete kirsch, servitevi di rosolio
e se vi manca la gelatina di ribes supplite colle conserve.
697.
PESCHE RIPIENE
Pesche spicche grosse, poco mature, n. 6.
Savoiardi piccoli, n. 4.
Zucchero in polvere, grammi 80.
Mandorle dolci con tre mandorle di pesca, grammi 50.
Cedro o arancio candito, grammi 10.
Mezzo bicchiere scarso di vino bianco buono.
Dividete le pesche in due parti, levate i
noccioli ingrandendo alquanto i buchi ove stavano colla punta di un coltello; la polpa che
levate unitela alle mandorle, già sbucciate, le quali pesterete finissime in un mortaio
con grammi 50 del detto zucchero. A questo composto unite i savoiardi fatti in bricioli, e
per ultimo il candito tagliato a piccolissimi dadi. Eccovi il ripieno col quale riempirete
e colmerete i buchi delle dodici mezze pesche che poi collocherete pari pari e col ripieno
all'insù in una teglia di rame. Versate nella medesima il vino e i rimanenti grammi 30 di
zucchero e cuocetele fra due fuochi per servirle calde o diacce a piacere e col loro sugo
all'intorno. Se vengono bene devono far bella mostra di sé sul vassoio, e per una
crosticina screpolata formatasi alla superficie del ripieno, prenderanno aspetto di
pasticcini.
698. FRITTATA A SGONFIOTTO OSSIA MONTATA
È l'omelette soufflée de' Francesi che
può servire come piatto dolce di ripiego, se non v'è di meglio, e quando rimangono
chiare d'uovo.
Zucchero in polvere, grammi 100.
Rossi d'uovo, n. 3.
Chiare, n. 6.
Odore della scorza di limone.
Sbattete prima per diversi minuti i rossi
collo zucchero, poi montate le chiare ben sode ed unite le une e gli altri insieme
mescolando adagino. Ungete un vassoio che regga al fuoco con burro diaccio, versate nel
medesimo il composto in modo che vi faccia la colma e ponetelo subito nel forno da
campagna tenuto pronto ben caldo. Dopo cinque minuti che è nel forno fategli alcune
incisioni col coltello e spolverizzatelo di zucchero a velo, quindi terminate di cuocerlo,
al che si richiederanno dieci o dodici minuti in tutto. Badate che non bruci alla
superficie e mandatela subito in tavola. Perché gonfi meglio, alcuni aggiungono un poco
d'agro di limone nel composto.
699.
GNOCCHI DI LATTE
Dose per sei persone.
Latte, un litro.
Zucchero, grammi 240.
Amido ridotto in polvere, grammi 120.
Rossi d'uovo, n. 8.
Odore di vainiglia.
Mescolate il tutto nel modo stesso che
fareste per una crema e mettetelo al fuoco in una cazzaruola, girando continuamente il
mestolo. Quando il composto sarà divenuto sodo, tenetelo ancora qualche minuto al fuoco e
poi versatelo in una teglia o in un piatto all'altezza di un dito e mezzo e tagliatelo a
mandorle quando sarà diacciato. Disponete questi tagliuoli uno sopra l'altro con
simmetria su di un vassoio di rame o di porcellana che regga al fuoco, intramezzandoli con
alcuni pezzetti di burro, e rosolateli alquanto nel forno da campagna per servirli caldi.
700.
CIARLOTTA
Fate una crema con:
Latte, decilitri 2.
Zucchero, grammi 30.
Farina, mezza cucchiaiata.
Uova, n. 1.
Odore di scorza di limone.
Fate un siroppo con:
Acqua, decilitri 2.
Zucchero, grammi 50,
lasciando bollire lo zucchero nell'acqua
per dieci minuti; quando è diaccio strizzategli dentro un limone. Prendete grammi 300 di
pan di Spagna e col medesimo, tagliato a fette, con conserve di frutta e con la detta
crema, riempite uno stampo da budino ben lavorato. Per ultimo versateci dentro il detto
siroppo per inzuppare il pan di Spagna, o savoiardi che sieno, e dopo diverse ore
sformatelo e servitelo.
È una dose che potrà bastare per otto
persone.
701.
CIARLOTTA DI MELE
Mele reinettes, grammi 500.
Zucchero in polvere, grammi 125.
Midolla di pane raffermo, quanto basta.
Burro fresco di buona qualità, quanto basta.
Un pezzetto di cannella intera.
Mezzo limone.
Si preferiscono le mele reinettes perché
morbide ed odorose; in mancanza di queste, servitevi di altra qualità consimile. Se
questa marmellata si dovesse conservar lungo tempo, ci vorrebbe il doppio di zucchero; ma
trattandosi di adoperarla subito, un quarto del peso delle mele in natura è a
sufficienza.
Sbucciate le mele, tagliatele a quarti,
levate i semi e le logge che li contengono e gettatele in acqua fresca dove sia stato
spremuto il limone. Levate quindi questi quarti di mela asciutti, e tagliateli per
traverso a fette sottili, che porrete al fuoco in una cazzaruola, senz'acqua e col
pezzetto di cannella. Quando cominciano a liquefarsi, aggiungete lo zucchero e mescolate,
muovendole spesso finché non sieno cotte, il che si conosce facilmente. Allora levate la
cannella e servitevene come appresso.
Disfate al fuoco il burro e quando è a
bollore, cioè ben caldo, intingetevi tante fette di midolla di pane quante occorrono,
grosse meno di un centimetro, le quali avrete preparate innanzi. Con esse coprite il fondo
di uno stampo liscio e tondo e foderatene le pareti, in modo che non restino vuoti.
Versate nel mezzo la marmellata e copritela delle stesse fette di pane intinte nel burro.
Cuocetela come i budini, con fuoco sopra, avvertendo che per la cottura basta di rosolare
appena il pane, e servitela calda.
È un dolce che si può complicare e
variare quanto si vuole. Si può, ad esempio, fare un buco in mezzo alla marmellata e
riempirlo di conserva di albicocche, si può intramezzare la marmellata con altre conserve
od anche disporla a suoli con le stesse fette di pane.
Si potrebbe anche incassarla nella pasta
frolla.
702. MIGLIACCIO DI ROMAGNA
Se il maiale volasse
Non ci saria danar che lo pagasse,
diceva un tale; e un altro: "Il
maiale, colle sue carni e colle manipolazioni a cui queste si prestano, vi fa sentire
tanti sapori diversi quanti giorni sono nell'anno". Al lettore il decidere quale dei
due sproloqui sia il più esatto: a me basta darvi un cenno delle così dette nozze del
maiale, perché anche questo immondo animale fa ridere, ma solo, come l'avaro, il giorno
della sua morte.
In Romagna le famiglie benestanti e i
contadini lo macellano in casa, circostanza in cui si sciala più dell'usato e i ragazzi
fanno baldoria. Questa è anche l'occasione opportuna per ricordarsi agli amici, a'
parenti, alle persone colle quali si abbia qualche dovere da compiere, imperocché ad uno,
per esempio, si mandano tre o quattro braciuole della lombata, ad un altro un'ala di
fegato, ad un terzo un piatto di buon migliaccio; e la famiglia che queste cose riceve, si
rammenta di fare, alla sua volta, altrettanto. "È pane da rendere e farina da
imprestare", direte voi; ma frattanto son usi che servono a tener deste le conoscenze
e le amicizie fra le famiglie.
Dopo tale preambolo, venendo a nocco,
ecco la ricetta del migliaccio di Romagna il quale, per la sua nobiltà, non degnerebbe di
riconoscere neppur per prossimo quello di farina dolce che girondola per le strade di
Firenze:
Latte, decilitri 7.
Sangue di maiale disfatto, grammi 330.
Sapa, oppure miele sopraffine, grammi 200.
Mandorle dolci sbucciate, grammi 100.
Zucchero, grammi 100.
Pangrattato finissimo, grammi 80.
Candito, grammi 50.
Burro, grammi 50.
Spezie fini, due cucchiaini.
Cioccolata, grammi 100.
Noce moscata, un cucchiaino.
Una striscia di scorza di limone.
Pestate in un mortaio le mandorle insieme
col candito, che avrete prima tagliato a pezzetti, bagnatele di tanto in tanto con qualche
cucchiaino di latte e passatele per istaccio. Ponete il latte al fuoco con la buccia di
limone, che poi va levata, e fatelo bollire per dieci minuti; uniteci la cioccolata
grattata, e quando questa sarà sciolta, levatelo dal fuoco e lasciatelo freddare un poco.
Poi versate nello stesso vaso il sangue,
già passato per istaccio, e tutti gli altri ingredienti serbando per ultimo il
pangrattato, del quale, se fosse troppo, si può lasciare addietro una parte.
Mettete il composto a cuocere a
bagno-marla e rimuovetelo spesso col mestolo onde non si attacchi al vaso. La cottura e il
grado di densità che fa d'uopo, si conoscono dal mestolo che, lasciato in mezzo al
composto, deve rimanere ritto. Se ciò non avviene, aggiungete il resto del pangrattato,
supposto non l'abbiate versato tutto. Pel resto regolatevi come alla Torta di ricotta n.
639, cioè versatelo in una teglia foderata di Pasta matta n. 153 e, quando sarà ben
diaccio, tagliatelo a mandorle. Cuocete poco la pasta matta per poterla tagliar facilmente
e non lasciate risecchire il migliaccio al fuoco, ma levatelo quando si estrae pulito un
fuscello di granata immersovi.
Se vi servite del miele invece della
sapa, assaggiate avanti di aggiungere lo zucchero onde non riesca troppo dolce, e notate
che uno de' pregi di questo piatto è che sia mantecato, cioè di composizione ben fine.
Il timore di non essere inteso da tutti,
nella descrizione di queste pietanze, mi fa scendere spesso a troppo minuti particolari,
che risparmierei volentieri.
Nonostante pare che ciò non basti
perché una cuoca di un paese di Romagna mi scrisse: "Ho fatto ai miei padroni il
migliaccio che sta stampato nel suo pregiatissimo Manuale di cucina; è piaciuto assai,
solo che le mandorle col candito non ho saputo come farle passare per lo staccio: avrebbe
la bontà d'indicarmelo?".
Grato alla domanda io le risposi:
"Non so se sappiate che si trovano, per uso di cucina, degli stacci appositi di
crine, forti e radi, e di fil di ferro finissimo. Con questi, un buon mortaio e olio di
schiena si possono passare anche le cose più difficili".
703. SOUFFLET DI CIOCCOLATA
Zucchero, grammi 120.
Farina di patate, grammi 80.
Cioccolata, grammi 80.
Burro, grammi 30.
Latte, decilitri 4.
Uova, n. 3.
Rhum, una cucchiaiata.
Mettete il burro al fuoco e quando è
sciolto versate la cioccolata grattata; liquefatta che sia anche questa, versate la farina
di patate e poi il latte caldo a poco per volta e, rimestando sempre con forza, aggiungete
lo zucchero. Immedesimato che sia il composto e cotta la farina lasciatelo diacciare. Per
ultimo aggiungete il rhum e le uova, prima i rossi, poi le chiare montate; e se queste
fossero più di tre, il dolce verrebbe anche meglio.
Ungete di burro un vassoio che regga al
fuoco, versateci il composto, ponetelo nel forno da campagna o semplicemente sopra un
fornello tra due fuochi, e quando sarà rigonfiato servitelo caldo.
È una dose sufficiente per sei persone.
704. SOUFFLET DI LUISETTA
Provatelo che ne vale la pena, anzi vi
dirò che sarà giudicato squisito.
Latte, mezzo litro.
Zucchero, grammi 80.
Farina, grammi 70.
Burro, grammi 50.
Mandorle dolci, grammi 30.
Uova, n. 3.
Odore di zucchero vanigliato.
Sbucciate le mandorle, asciugatele e
pestatele fini fini con una cucchiaiata del detto zucchero.
Fate una balsamella col burro, la farina
e il latte versato caldo. Prima di levarla dal fuoco aggiungete le mandorle, lo zucchero e
l'odore. Diaccia che sia uniteci le uova, prima i rossi e poi le chiare montate. Ungete
col burro un vassoio che regga al fuoco, versateci il composto e terminate di cuocerlo al
forno da campagna. Potrà bastare per cinque o sei persone.
705. SOUFFLET DI FARINA DI PATATE
Zucchero, grammi 100.
Farina di patate, grammi 80.
Latte, mezzo litro.
Uova, n. 3 e due o tre chiare.
Odore di vainiglia o di scorza di limone.
Ponete lo zucchero e la farina in una
cazzaruola e versateci il latte diaccio a poco per volta, mescolando. Mettete il composto
al fuoco affinché assodi, girando il mestolo, senza curarvi di farlo bollire. Aggiungete
la vainiglia, o la scorza di limone, e quando sarà tiepido mescolateci i tre rossi delle
uova, poi montate le chiare ed unitecele bel bello. Versatelo in un vassoio di metallo e
collocato sopra il fornello, copritelo col coperchio del forno da campagna fra due fuochi
e aspettate che gonfi e ròsoli leggermente. Allora spolverizzatelo di zucchero a velo e
mandatelo subito in tavola che sarà lodato per la sua delicatezza e, se ne resta,
sentirete che è buono anche diaccio. Questa dose potrà bastare per cinque persone.
706.
SOUFFLET DI RISO
Riso, grammi 100.
Zucchero, grammi 80.
Latte, decilitri 6.
Uova, n. 3.
Un pezzetto di burro.
Rhum, una cucchiaiata.
Odore di vainiglia.
Fate bollire il riso nel latte, ma se non
lo cuocete moltissimo non farete niente di buono. A mezza cottura versate il burro e lo
zucchero, compreso quello vanigliato per l'odore, e dopo cotto, e diaccio che sia,
mescolategli dentro i rossi, il rhum e le chiare montate.
Pel resto regolatevi come pel soufflet di
farina di patate. È una dose che potrà bastare per quattro persone.
707. SOUFFLET DI CASTAGNE
Marroni dei più grossi, grammi 150
Zucchero, grammi 90.
Burro, grammi 40.
Uova, n. 5.
Latte, decilitri 2.
Maraschino, cucchiaiate 2.
Odore di vainiglia.
Fate bollire i marroni nell'acqua per
soli cinque minuti, ché tanti bastano per sgusciarli caldi e per levar loro la pellicola
interna. Dopo metteteli a cuocere nel detto latte e passateli, indi dosateli collo
zucchero, il burro sciolto, il maraschino e la vainiglia. Per ultimo aggiungete le uova,
prima i rossi, poi le chiare ben montate.
Ungete col burro un vassoio che regga al
fuoco, versateci il composto, cuocetelo al forno da campagna e prima di mandarlo in tavola
spolverizzatelo di zucchero a velo.
Basterà per cinque persone.
708. ALBICOCCHE IN COMPOSTA
Albicocche poco mature, grammi 600.
Zucchero in polvere, grammi 100.
Acqua, un bicchiere.
Fate un'incisione nelle albicocche per
estrarne il nocciolo, in modo che non si guastino, e mettetele al fuoco coll'acqua
suddetta. Quando questa comincia a bollire, versate lo zucchero e scuotendo di tratto in
tratto la cazzaruola lasciatele cuocere. Divenute morbide e alquanto grinzose, levatele
una per una con un cucchiaio e ponetele in una compostiera; scolate l'umido che hanno
portato seco dalla cazzaruola e lasciate restringere al fuoco l'acqua rimastavi, che
verserete nella compostiera sopra le albicocche, quando sarà condensata come un siroppo.
Servitele diacce.
709.
PERE IN COMPOSTA I
Pere, grammi 600.
Zucchero fine in polvere, grammi 120.
Acqua, due bicchieri.
Mezzo limone.
Se sono perine lasciatele intere col loro
gambo; se sono grosse tagliatele a spicchi: sì le une che le altre via via che le
sbucciate gettatele nell'acqua suddetta in cui avrete spremuto il mezzo limone. Questo
serve per conservare la bianchezza al frutto. Fatele bollire nella stessa acqua passata
dal colino, versate lo zucchero quando entra in bollore e pel resto regolatevi come per le
albicocche. Servitele diacce.
710. PERE IN COMPOSTA II
Questo secondo modo di preparare le pere
in composta è, per il resultato, poco dissimile alla ricetta del numero precedente, ma
sono fatte con più accuratezza.
Perine poco mature, grammi 600.
Zucchero, grammi 120.
Acqua, due bicchieri.
Mezzo limone.
Spremete il limone nell'acqua e
lasciatela da parte.
Mettete le pere al fuoco coperte d'acqua
e fatele bollir per quattro o cinque minuti; poi gettatele nell'acqua fresca, sbucciatele,
tagliate loro la metà del gambo e via via gettatele nell'acqua preparata col limone. Ciò
fatto prendete la stessa acqua, passatela dal colino, mettetela al fuoco e quando entra in
bollore versate lo zucchero e fatela bollire alquanto. Poi gettatevi le pere per cuocerle,
ma in modo che non si disfacciano. Levatele asciutte, mettetele in una compostiera, fate
restringere il siroppo e versatelo sulle pere, facendolo passare un'altra volta dal
colino.
Se sono pere molto grosse, tagliatele a
spicchi dopo che avranno subito la prima bollitura. Sono pur anche buone cotte, come si
usa comunemente nelle famiglie, col vino rosso, lo zucchero e un pezzetto di cannella
intera. Servitele diacce.
711. COMPOSTA DI COTOGNE
Sbucciate le mele cotogne e tagliatele a
spicchi non tanto grossi ai quali leverete quella parte di mezzo che faceva parte del
torsolo. Dato che siano grammi 500, mettetele al fuoco con un bicchiere e mezzo d'acqua e
quando avranno bollito a cazzaruola coperta per un quarto d'ora, versate nella medesima
grammi 180 di zucchero fine. Appena cotte levatele asciutte e ponetele nel vaso che
vorrete mandare in tavola; fate restringere il succo che resta per ridurlo a siroppo,
quindi versatelo sopra alle cotogne e servitele diacce.
712.
RISO IN COMPOSTA
Se non vi pare che a questo dolce sia
proprio il nome di riso in composta chiamatelo, se più vi piace, composta nel riso.
Latte, decilitri 7.
Riso, grammi 100.
Zucchero, grammi 50.
Burro, grammi 20.
Sale, una presa.
Odore di scorza di limone.
Cuocete il riso in sei decilitri di latte
e a mezza cottura versate nel medesimo gl'ingredienti suddetti. Rimuovetelo spesso col
mestolo perché si attacca facilmente e quando si sarà ristretto levatelo dal fuoco ed
aggiungete il decilitro di latte lasciato addietro. Prendete uno stampo liscio col buco in
mezzo, nel quale il composto venga alto due dita almeno, e versategli in fondo e attorno
grammi 50 di zucchero sciolto al fuoco, ove gli farete prendere il colore marrone chiaro.
Versate il riso in questo stampo e rimettetelo al fuoco a bagno-maria che così assoda
ancora e scioglie lo zucchero del fondo. Per sformarlo aspettate che sia diaccio.
Ora bisogna riempire il vuoto che è in
mezzo al riso con una composta che può essere di qualunque frutta; ma supponiamo di mele
o prugne secche.
Se di mele, preferite le mele rose che
sono dure e odorose. Basteranno grammi 200 in natura. Sbucciatele, tagliatele a
spicchiettini, togliendo via la parte del torsolo, e gettatele via via nell'acqua fresca
ove sia stato spremuto del limone, per mantenerle bianche. Mettete queste mele in una
cazzaruola con tant'acqua che le ricopra appena e quando hanno avviato a bollire versate
nelle medesime grammi 70 di zucchero e una cucchiaiata di kirsch. Cotte che sieno levatele
asciutte e ristringete il liquido rimasto per ridurlo a siroppo nel quale verserete,
quando sarà diaccio, un'altra cucchiaiata di kirsch per unirlo alle mele e per riempire
con questo il buco del dolce quando lo mandate in tavola.
Se vi servite delle prugne, bastano gr.
120 e gr. 60 di zucchero; ma prima di metterle a bollire tenetele in molle nell'acqua per
cinque o sei ore. Pel resto regolatevi come nella cottura delle mele, non dimenticando il
kirsch.
Se il dolce dovesse servire per dieci o
dodici persone raddoppiate la dose. Si serve diaccio.
713. PASTICCIO A SORPRESA
Latte, un litro.
Farina di riso, grammi 200.
Zucchero, grammi 120.
Burro, grammi 20.
Uova, n. 6.
Sale, una presa.
Odore di vainiglia.
Prendete una cazzaruola e nella medesima
a poco per volta versate le uova, lo zucchero, la farina e il latte mescolando via via
onde non si formino bozzoli: ma del latte lasciatene addietro alquanto per aggiungerlo
dopo, se occorre. Mettete la cazzaruola al fuoco e, girando il mestolo continuamente come
nella crema, cuocete il composto aggiungendovi, prima di levarlo, il burro, la vainiglia e
il sale. Lasciatelo diacciare, e poi versatelo in un piatto di metallo o in un vassoio di
terra che regga al fuoco, disposto in modo che faccia la colma.
Copritelo colla pasta frolla n. 589,
ricetta B o ricetta C, fategli qualche lavoro per bellezza, doratelo col rosso d'uovo,
cuocetelo al forno e servitelo caldo, spolverizzato di zucchero a velo.
714. GELATINA DI ARANCIO IN GELO
Zucchero, grammi 150.
Colla di pesce, grammi 20.
Acqua, decilitri 4.
Alkermes, quattro cucchiaiate.
Rhum, due cucchiaiate.
Un arancio dolce grosso.
Un limone.
Mettete la colla in molle e cambiando una
volta l'acqua, lasciatevela per un'ora o due.
Fate bollire lo zucchero nella metà dell'acqua suddetta per dieci minuti e passatelo per
un pannolino.
Spremete in questo siroppo l'arancio e il limone, passandone il sugo dallo stesso
pannolino.
Levate la colla già rinvenuta e fate che
alzi il bollore nei due decilitri dell'acqua rimasta e versate anche questa nel detto
siroppo. Aggiungete al medesimo l'alkermes e il rhum, mescolate ogni cosa e quando
comincia a freddare versatelo nello stampo tenuto nel ghiaccio d'estate e nell'acqua
fredda d'inverno.
Gli stampi di questa sorte di dolci sono
di rame tutti lavorati a guglie, alcuni col buco in mezzo, altri senza, onde ottenere un
bell'effetto in tavola. Per isformarla bene ungete leggermente, prima di versare il
composto, lo stampo con olio ed immergetelo poi per un momento nell'acqua calda o
strofinatelo con un cencio bollente. La colla di pesce non è nociva; ma ha
l'inconveniente di riuscire alquanto pesante allo stomaco.
715. GELATINA DI FRAGOLE IN GELO
Fragole molto rosse e ben mature, grammi
300.
Zucchero, grammi 200.
Colla di pesce, grammi 20.
Acqua, decilitri 3.
Rhum, tre cucchiaiate.
L'agro di un limone.
Strizzate le fragole in un pannolino per
estrarne tutto il sugo. Fate bollire lo zucchero per dieci minuti in due decilitri della
detta acqua e questo siroppo unitelo al sugo delle fragole; aggiungete il limone e tornate
a passare il tutto da un pannolino fitto. Alla colla di pesce, dopo averla tenuta in molle
come quella del numero precedente, fate spiccare il bollore nel rimanente decilitro
d'acqua e versatela così bollente nel predetto miscuglio; aggiungete per ultimo il rhum,
mescolate e versate il composto nello stampo per metterlo in gelo.
Questa gelatina sarà molto gradita dalle
signore.
716. GELATINA DI MARASCHE O DI VISCIOLE IN GELO
Ciliege marasche o visciole, grammi 400.
Zucchero, grammi 200.
Colla di pesce, grammi 20.
Acqua, decilitri 3.
Rhum, tre cucchiaiate.
Un pezzetto di cannella.
Levate il gambo alle ciliege e disfatele
colle mani unendovi qualche nocciolo pestato. Lasciatele così qualche ora e poi passatene
il sugo da un pannolino, strizzando bene; tenetelo ancora in riposo e poi ripassatelo più
volte, magari per carta o per cotone, onde rimanga chiaro. Fate bollir lo zucchero per
dieci minuti in due decilitri della detta acqua con la cannella dentro, passate anche
questo dal pannolino e mescolatelo al sugo delle ciliege. Aggiungete la colla sciolta nel
rimanente decilitro di acqua e per ultimo il rhum, regolandovi come per le precedenti
gelatine.
717. GELATINA DI RIBES IN GELO
Ribes, grammi 300.
Zucchero, grammi 130.
Colla di pesce, grammi 20.
Acqua, decilitri 2.
Marsala, quattro cucchiaiate.
Odore di vainiglia.
Regolatevi in tutto come nella gelatina
di marasche del numero precedente.
Ordinariamente l'odore di vainiglia si
dà alle vivande collo zucchero vanigliato; ma in questo e consimili casi meglio è
servirsi del baccello naturale di quella pianta, facendone bollire un pezzetto insieme
collo zucchero nell'acqua. A vostra norma, se comprate qualcuno di questi baccelli
osservate che sieno grassi, cioè non risecchiti, e conservateli ben chiusi framezzo a
zucchero biondo a cui comunicheranno il profumo e servirà anch'esso ad aromatizzar
qualche piatto.
Questa pianta della famiglia delle
orchidee, la quale si arrampica come l'ellera, è originaria delle foreste intertropicali
di America. Il polline della vainiglia, essendo vischioso e non potendo perciò esser
trasportato dai venti, lo trasportano gl'insetti; la qual cosa, essendo stata conosciuta
dall'uomo soltanto nella prima metà del secolo passato, eseguisce egli stesso
l'operazione e feconda le piante che si coltivano ne' tepidari; esse avanti il 1837, anno
in cui si ottennero i primi frutti nel Belgio, erano infruttifere.
718. GELATINA DI LAMPONE IN GELO
Se avete del siroppo di lampone n. 723
potete fare, all'occorrenza, una buona gelatina da servire per dolce in un pranzo.
Sciogliete grammi 20 di colla di pesce al fuoco in tre decilitri d'acqua e mescolate in
essa:
Siroppo, decilitri 2.
Marsala, decilitri l.
Rhum, una cucchiaiata.
Zucchero non occorre o, se mai,
pochissimo, essendo molto dolce il siroppo. Pel resto regolatevi come nelle antecedenti
gelatine. Se invece del siroppo la fate col lampone in natura servitevi delle dosi della
gelatina di fragole n. 715, e tenete la stessa regola.
719. UN UOVO PER UN BAMBINO
Non sapete come quietare un bambino che
piange perché vorrebbe qualche leccornia per colazione? Se avete un uovo fresco
sbattetene bene il torlo in una tazza in forma di ciotola con due o tre cucchiaini di
zucchero in polvere, poi montate soda la chiara ed unitela mescolando in modo che non
ismonti. Mettete la tazza avanti al bambino con fettine di pane da intingere, colle quali
si farà i baffi gialli e lo vedrete contentissimo.
E magari i pasti dei bambini fossero
tutti innocui come questo, ché per certo ci sarebbero allora meno isterici e
convulsionari nel mondo! Voglio dire degli alimenti che urtano i nervi, come il caffè, il
the, il vino, e di altri prodotti, fra cui il tabacco, i quali, per solito, più presto
che non converrebbe, entrano a far parte nel regime della vita domestica.
720. BUDINO DI PANE E CIOCCOLATA
È un budino da famiglia; non vi
aspettate quindi di sentire cosa squisita.
Pane comune fine, grammi 100.
Zucchero, grammi 70.
Cioccolata, grammi 40.
Burro, grammi 20.
Latte, decilitri 4.
Uova, n. 3.
Versate il latte bollente sopra il pane
tagliato a fette sottili. Dopo due ore circa d'infusione passatelo dallo staccio per
renderlo tutto unito; poi mettetelo al fuoco collo zucchero, il burro e la cioccolata
grattata. Rimestate il composto spesso, fatelo bollire alquanto e lasciatelo diacciare.
Aggiungete allora le uova, mettendo prima i rossi e quindi le chiare montate; cuocetelo a
bagnomaria in uno stampo liscio unto col burro e servitelo freddo. Per dargli più
bell'aspetto non sarebbe male di coprirlo, dopo sformato, con una crema.
Questa dose potrà bastare per cinque
persone.
721.
MELE ALL'INGLESE
Questo piatto potreste anche chiamarlo
pasticcio di mele, ché il nome non sarebbe improprio.
Prendete mele rose o di altra qualità
duràcine, levate loro il torsolo con un cannello di latta, sbucciatele e tagliatele a
fette rotonde e sottili. Poi mettetele al fuoco con l'acqua sufficiente a cuocerle e un
pezzetto di cannella. Quando saranno a mezza cottura versate tanto zucchero da renderle
dolci e un poco di candito a pezzettini.
Prendete un piatto di rame od un vassoio
di porcellana che regga al fuoco, versatele nel medesimo, copritele con pasta frolla,
mettetele in forno o nel forno da campagna, e servitele calde per dolce.
722.
ZABAIONE
Rossi d'uovo, n. 3.
Zucchero in polvere, grammi 30.
Vino di Cipro, di Marsala, o di Madera,
decilitri 11/2 pari a nove cucchiaiate circa. Doppia dose potrà bastare per otto persone.
Se lo desiderate più spiritoso aggiungete una cucchiaiata di rhum; anche un cucchiaino di
cannella in polvere non ci sta male. Lavorate prima con un mestolo i rossi d'uovo collo
zucchero finché sieno divenuti quasi bianchi, aggiungete il liquido, mescolate, ponetelo
sopra un fuoco ardente frullandolo continuamente e guardandovi dal farlo bollire perché
impazzirebbe; levatelo appena comincia ad alzare.
Meglio, io credo, sia il servirsi della
cioccolatiera.